I numeri ufficiali sono sbagliati. Sottostimano la forza dell’economia Usa, che nel terzo trimestre è cresciuta del 4,1% su basse annua, un punto in più rispetto al dato diffuso dal Dipartimento al Commercio americano, che vede il Pil in rialzo del 3%.
A “correggere” le statistiche del governo è lo US Nowcast, un indicatore sviluppato da Aberdeen Asset Management che aggrega un’ampia gamma dei più recenti dati economici per determinare lo stato di salute dell’attività economica.
Il superindice e i dati ufficiali del Pil
Come si spiega la divergenza tra il Superindice di Aberdeen e i dati ufficiali? Lo Us Nowcast si basa su dati economici aggiornati in tempo reale, come vendite al dettaglio, costruzione di nuove case, produzione industriale e prime richieste di disoccupazione, che sono tutti funzione dell’attività economica. Al contrario – spiega la società in una nota – le cifre trimestrali ufficiali del Pil sono pubblicate con un significativo scarto di tempo e sono influenzate dal passare delle stagioni, dal livello delle giacenze di magazzino e da altri fattori che si presentano una tantum e in modi difficili da prevedere.
“Le cifre ufficiali sulla crescita possono essere fuorvianti. L’indicatore più diffuso e più noto, il Pil reale, è pubblicato su base trimestrale con un ritardo di sei settimane – ricorda Paul Diggle, senior economist di Aberdeen Standard Investments -. Le stime iniziali del Pil sono generalmente riviste nel tempo man mano che si rendono disponibili altri dati. Nel frattempo, ritardi climatici o il semplice avvicendarsi delle stagioni influenzano le cifre del Pil in modi che rendono difficile ricavare un quadro preciso sulla crescita economica”.
Il passaggio degli uragani Irma e Harvey ha avuto un prevedibile effetto sull’attività economica. Lo testimonia anche il dato sul numero di occupati nel settore non agricolo, in calo di 33mila unità a settembre. “Ma lo “US Nowcast” segnala che l’effetto negativo è stato superato. Un rialzo dei tassi di interesse a dicembre è quindi qualcosa di molto atteso ed una ripresa così prolungata dovrebbe sostenere l’ipotesi di altri rialzi nel corso del prossimo anno”, calcola Diggle.
Il mercato dà ormai per certo un aumento del costo del denaro a dicembre: i contratti future sui Fed Fund attribuiscono a questa ipotesi una probabilità del 98.5%. Ma la sensazione di molti è che gli investitori non siano preparati a tre ulteriori ritocchi nel 2018. Soprattutto se si pensa che, di pari passo, la Fed ha avviato l’opera di smaltimento del suo bilancio ‘monstre‘ e l’anno prossimo metterà a segno un drenaggio di liquidità da 330 miliardi di dollari, stima Pictet AM.
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