Economia

Analisti colpiti da crescita Pil Usa, ma nel 2019 sarà dimezzata

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La crescita del Pil americano, che è stata di almeno il 3% per due trimestri di fila per la prima volta in tre anni di tempo, è stata possibile grazie alle spese al consumo personali, agli investimenti delle aziende private, alle esportazioni, agli investimenti nel mercato immobiliare non residenziale e alle spese del governo federale”. Gli investimenti nel mercato immobiliare residenziale e le spese delle amministrazioni statali e municipali sono stati hanno invece avuto un impatto negativo sull’andamento del Pil.

Gli analisti sono in linea generale rimasti piacevolmente sorpresi dai dati, specialmente se si tiene conto dei danni provocati dai due uragani che si sono abbattuti su Florida e Texas nello scorso trimestre. Mohamed El-Erian, chief economic advisor di Allianz ha parlato su Twitter di un “buon risultato per il Pil Usa nel terso trimestre: il +3% si confronta con il 2,7% delle attese degli analisti e con il +3,1% visto il trimestre precedente”.

Da parte sua Capital Economics prevede che, se il presidente Usa Donald Trump manterrà el promesse e varerà i piani di maxi investimenti nelle infrastrutture e di taglio alle tasse, il Pil accelererà il passo l’anno prossimo, prima di ripiegare nettamente, tuttavia, nel 2019. Di seguito sono riportati i commenti principali a caldo di analisti ed economisti.

Paul Ashworth, chief US economist di Capital Economics

La crescita per l’intero 2017 è al momento proiettata al +2,1% e, “nel caso di un modesto piano di taglio fiscale a inizio 2018 ci si può aspettare un’accelerazione al 2,5% l’anno prossimo, anche nel caso di un ciclo di rialzo dei tassi aggressivo da parte della banca centrale americana”. Con le strette monetarie che inizieranno a farsi sentire e lo stimolo fiscale che si affievolirà, tuttavia, “nel 2019 sarà tutta un’altra storia”. Le previsioni di Capital Economics sono per una frenata al +1,5%.

Neil Birrell, Chief Investment Officer di Premier Asset Management

“I dati sul Pil degli Stati Uniti pubblicati oggi mostrano che l’economia è più robusta delle attese. L’espansione è stata del 3% a fronte delle nostre attese per una variazione del 2,6%. Gli uragani hanno reso difficili da prevedere le spese dei consumatori, ma nel complesso non sembra che il maltempo abbia avuto un impatto negativo sulla crescita. Le pressioni inflative sembrano anch’esse più alte del previsto, ma il tasso è ancora inferiore all’obiettivo della Fed. La notizia è positiva per il dollaro e le aspettative per un rialzo dei tassi a dicembre sono in crescita. Nel complesso l’economia Usa sta andando bene”.

Charlie Bilello di Pension Partners

La ripresa attuale è stata inferiore agli episodi precedenti, ma è durata più a lungo. Con un Pil reale in un range molto ristretto. Nell’ultimo anno si parla di un’espansione del 2,3%.Ancora due anni di crescita del Pil e l’espansione dell’attività della prima economia al mondo, al momento ferma a 99 mesi consecutivi, sarà la più lunga di sempre. Il Pil reale rimane al +2,2%.

Nancy Curtin, chief investment officer at Close Brothers Asset Management

Gli Stati Uniti sono riusciti a superare indenni la stagione degli uragani. “Malgrado gli ostacoli rappresentati da due uragani devastanti, l’economia americana sta viaggiando a ritmi spediti. Il Pil potrebbe persino accelerare a fine anno con l’attività economica che è stata strozzata dagli uragani Harvey e Irma che si dovrebbe riprendere. Nel lungo termine, dovremmo assistere a un investimento nelle infrastrutture delle aree più colpite dal maltempo”.

Justin Wolfers, professore dell’Università del Michigan

Il Pil è cresciuto del 3% facendo meglio del nostro consensus del 2,6%. “L’economia continua a espandersi a un ritmo salutare”. Per il professore di economia ci sono una buona notizia e una cattiva. La buona è che l’economia continua a crescere, ignorando l’incertezza politica, gli uragani, ecc. La cattiva è che “la parte più persistente della crescita – le vendite agli acquirenti del settore privato – è stata soltanto del 2,2%. E i numeri sono spesso rivisti”.