Banca d’Inghilterra corre un rischio, alza tassi per la prima volta in 10 anni
Senza sorprese per il mercato, con sette voti favorevoli e due contraari la Banca d’Inghilterra ha innalzato i tassi di interesse allo 0,5%: è la prima stretta monetaria in oltre dieci anni nonostante il raffreddamento dell’economia inglese. È una buona notizia soltanto per i risparmiatori britannici, per il resto il pericolo è che Mark Carney sia stato portato ad alzare i tassi di interesse non perché l’economia si sta surriscaldando troppo, ma al contrario perché il banchiere e il board della Banca d’Inghilterra sono troppo pessimisti sulle sue prospettive.
La Banca d’Inghilterra ritiene che con la grande crisi finanziaria del 2008 il Regno Unito abbia subito uno shock permanente: la produttività non si riprenderà e pertanto c’è meno capacità di riserva a disposizione nell’economia, per questo sarebbe rischioso tenere così basso – attualmente si trova sui minimi storici – il costo del denaro ulteriormente. Nell’agosto dell’anno scorso la banca centrale ha allentato la politica monetaria per aiutare l’economia britannica dopo lo shock della Brexit.
Dopo che Carney ha detto che qualsiasi rialzo dei tassi in futuro avverrà “in maniera graduale e sarà limitato” la sterlina ha iniziato a perdere terreno sul Forex.
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Dopo un avvio negativo, Wall Street ha registrato un aumento grazie a dati sull’inflazione inferiori alle attese. Il PCE, misura preferita dalla Fed, è cresciuto meno del previsto, influenzando positivamente i mercati. Gli analisti prevedono una pausa nei tassi a gennaio e possibili tagli a marzo.
A dicembre 2024, la fiducia dei consumatori europei continua a calare. Secondo la stima flash della Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari della Comunità europea, il sentiment dei consumatori nell’eurozona è sceso a -14,5 punti, peggio delle aspettative degli analisti. Anche l’indicatore complessivo dell’Unione Europea mostra un calo significativo.
La Spagna ha siglato un accordo con Airbus per l’acquisto di 25 nuovi aerei da combattimento Eurofighter, destinati a rinnovare la flotta esistente. Questo contratto segue un precedente accordo del 2022 e porta il totale a 115 velivoli.