La riforma fiscale pensata dal Senato differisce dalla versione della Camera dei rappresentanti. I repubblicani al Senato propongono di ritardare di un anno una delle priorità del presidente Donald Trump, il taglio dell’imposta sulle società, ripristinando alcune agevolazioni fiscali per le famiglie della classe media. Un disegno molto diverso da quello approvato giovedì dal comitato Ways and Means della Camera.
Resterebbero alcune delle agevolazioni fiscali più impopolari, come quella per interessi ipotecari e spese mediche e manterrebbe un tasso di imposta di base inferiore al 10% per i redditi più bassi. Ma sarebbe eliminata del tutto la detrazione fiscale statale e locale e ritarderebbe l’applicazione di un tasso d’imposta del 20% fino al 2019, che potrebbe cambiare le previsioni di crescita economica su cui i repubblicani contano per recuperare l’impatto dei tagli fiscali.
Le differenze di proposte mostrano le pressioni concorrenti che i parlamentari e i senatori repubblicani di trovano ad affrontare e i calcoli che i leader del Senato e della Camera stanno facendo per assicurare il passaggio della riforma al voto delle rispettive camere. Mentre entrambe le versioni condividono le priorità principali sul taglio delle imposte, si differenziano su questioni ad alta sensibilità politica, in particolare i repubblicani della Camera sono sensibili alle tasse statali alte e quelli del Senato sono preoccupati dall’aumento del deficit del bilancio federale.
Membri del personale del Senato hanno detto che la bozza richiederà dei cambiamenti per superare le regole procedurali che permetteranno un voto di partito, cambiamenti che potranno prevedere la definizione di una data di scadenza dopo alcuni anni per alcuni tagli fiscali. I timori che circolano al Senato riguardano la crescita del disavanzo federale che potrebbe portare la riforma pensata da Trump, che apporta correzioni di breve termine ignorando problemi a lungo termine per i contribuenti e per l’economia. Questo è quanto esplicitato anche da Jeff Flake, senatore repubblicano in pensione.
I ritardi della riforma fiscale Usa stanno influendo negativamente sugli scambi di Borsa: l’indice MSCI dell’azionario mondiale, che copre l’andamento di 47 Borse e che in settimana ha toccato i massimi storici, estende i cali della vigilia. L’indice delle Borse mondiali cede lo 0,1% al momento, scendendo ulteriormente dai livelli record. Per un solo giorno ieri l’MSCI Global Index non è riuscito nell’impresa da realizzare la striscia vincente più lunga dal 2003. Dopo dieci sedute consecutive di rialzi, il computo è stato del meno 0,4% ieri. L’indice paneuropeo EuroStoxx 600, intanto, in calo dello 0,3% rispetto alla chiusura di giovedì, si appresta a chiudere la settimana con il peggior risultato degli ultimi tre mesi. Il listino è in ribasso da quattro sedute.