Le grandi banche di Wall Street hanno manipolato il mercato dei bond Usa. Questa l’accusa che arriva dai fondi pensione che hanno intentato una causa depositata presso il tribunale federale di Manhattan.
In particolare le big di Wall Street avrebbero segretamente condiviso informazioni sui propri clienti in una chat room online in merito a 14 trilioni di dollari di Bond Usa. Una mossa che ha ingiustamente fatto lievitare i profitti delle banche come sostiene la causa.
Le accuse, lanciate da diversi fondi pensione e da ricchi investitori privati, sono contenute in un’ampia class action originariamente depositata nel luglio 2015 e oggi sono ad una svolta: alcune delle prove provengono da informatori confidenziali e da una delle banche citate in giudizio nella precedente azione. Quella banca sta ora cooperando con i querelanti e sta fornendo uno sguardo approfondito su come Wall Street abbia presumibilmente cospirato per manipolare il mercato, fissando i prezzi dei titoli del Tesoro.
Le banche hanno realizzato tali manipolazioni per anni fino a quando il quotidiano The Post ha segnalato per la prima volta nel giugno 2015 l’esistenza di un’indagine governativa sulle presunte azioni.
Nella causa le autorità hanno posto maggiore attenzione su un numero selezionato di banche, tra cui Goldman Sachs, Deutsche Bank, Morgan Stanley, la Royal Bank of Scotland, BNP Paribas e UBS, anche se nessun regolatore ha accusato alcuna banca di irregolarità.
In genere, il Tesoro tiene un’asta e le banche presentano le loro offerte per il debito statunitense sulla base di quanto ritengono che tali obbligazioni possano valere. Il Tesoro rivende quindi le obbligazioni proporzionalmente agli offerenti allo stesso prezzo e la banca che ha chiesto il miglior prezzo ottiene la maggior parte delle obbligazioni. Secondo la denuncia, le banche di Wall Street hanno dato vita ad un cartello condividendo i dettagli sui prezzi delle offerte che dovevano essere riservati.