Circa 208 le persone arrestate in Arabia Saudita, tutta l’elite politica ed economica del paese, tra cui 11 principi, 4 ministri e decine di ex ministri e uomini d’affari. L’accusa è di corruzione sistematica che avrebbe sottratto alle casse del paese circa 100 miliardi di dollari poi usati come mazzette.
L’inchiesta, voluta dal Re Salman e dal figlio, il principe Mohammed, durata tre anni ha portato all’arresto molti sceicchi che però invece di soggiornare in quattro fredde mura si trovano ad espiare la detenzione all’hotel a 5 stelle, il Ritz Carlton di Riad. Tra gli arrestati eccellenti di Riad ci sono tre persone tra le più ricche al mondo con asset per oltre 30 miliardi di dollari. Il principe Alwaleed bin Talal, il “Warren Buffett saudita”, Mohamed Al Amoudi che controlla investimenti in Africa, Europa e Arabia e Saleh Kamel che opera nel banking islamico, nell’alimentare e nel real estate.
A gestire i loro patrimoni le grandi banche europee, come Citigroup e Ubs ma anche JP Morgan Chase & Co., Credit Suisse e Deutsche Bank sono le altre global blank presenti a Riad che cercano di intercettare le ricchezze degli ultra ricchi. Tutte saranno chiamate a sostenere costi addizionali per gestire le richieste legate alle indagini e per mantenere gli obblighi in essere con i loro clienti.
Si tratta di clienti speciali, degli ultra ricchi sauditi che ora si sono visti bloccati anche i loro ingenti patrimoni depositati in banca. Alla fine della scorsa settimana la Sama, la Banca centrale dell’Arabia Saudita, ha sequestrato i conti bancari di tutti i 208 arrestati, ma non quelli delle società in cui molti di questi uomini d’affari operano.
Dopo gli arresti e in particolare dopo il blitz risalente al 5 novembre scorso, alla Borsa di Riad si sono registrate vendite record per 19 miliardi di dollari e diversi grandi investitori hanno liquidato posizioni e spostato capitali all’estero. Nella giornata di ieri la Capital market authority dell’Arabia saudita ha congelato i conti usati per il trading degli sceicchi.