Corruzione: problema endemico alla natura umana
“”La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile””.
La corruzione, da sempre, oltre a contribuire significativamente nell’aumento della povertà – le opere pubbliche costano il triplo – contribuisce anche a creare disuguaglianze.
Di fronte a questo cancro della società, insidioso ed esteso, qualche volta si finisce anche per apparire cinici: ricordo quando un Ministro della nostra Repubblica, rispondendo ad un cronista che contestava l’opportunità di realizzare una grande opera pubblica in terra di Calabria, per i rischi connessi alla infiltrazione della criminalità organizzata, ebbe a rispondere <<Con la mafia bisogna convivere>>.
E’ evidente che il riferimento era rivolto alla illegalità in genere, soprattutto al cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, laddove, come la cronaca ci racconta quotidianamente, sembra che facciano a gara a chi arraffa di più.
Poi ci si scandalizza se i reati contro la pubblica amministrazione, a cominciare dalla “Concussione” – che in altri Paesi viene definita giuridicamente “estorsione aggravata” – è stato recentemente parificato a reati di mafia per i quali è prevista la “Misura di prevenzione” di natura personale come la Vigilanza speciale, il divieto o obbligo di soggiorno.
Ci si sorprende quando, di contro, se la stessa estorsione la fa l’uomo qualunque – sia pure indiziato di appartenenza alla criminalità – viene regolarmente applicata la stessa misura prevista dalla vigente legislazione antimafia – ex art.1 del D.lgs 6 settembre 2011, n.159 Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia.
Mistero della fede!
Il precursore indiano del nostro Macchiavelli, nell’antico trattato indiano scritto verso il 300 a.c., tale Kautilyam, semileggendario scrittore indiano, una sorta di Omero asiatico, ritenuto autore dell’importante trattato politico Arthsastra (o Artha Shastra), peraltro considerato come uno dei più grandi economisti Indiani di tutti i tempi che, a proposito dei burocrati corrotti diceva: “Così com’è impossibile distinguere il miele dal veleno sulla punta della lingua, nello stesso modo è impossibile per un funzionario del governo fare a meno di divorare una parte delle entrate del RE”.
E ancora continuava con un’altra metafora molto significativa: “Così com’è impossibile capire se il pesce stia o meno bevendo quando è nell’acqua, così è difficile scoprire quando i funzionari prendono delle risorse pubbliche per uso proprio.”
Per concludere voglio ricordare le riflessioni dello scrittore calabrse Corrado Alvaro, dall’Ultimo diario 1948-1956 che, alle soglie della morte disse: “ L’abisso della corruzione non è tanto nell’immoralità ma nell’amoralità , quando non esiste più distinzione tra bene e male. Anzi, si considera più utile la disonestà.”
Ecco, il rischio maggiore è abituarci troppo a questo clima, per finire ad essere del tutto “indifferenti” ad un problema che ci circonda, ci soffoca, ci uccide e ci fa pensare che vivere onestamente sia inutile!