Strada in salita per il raggiungimento dell‘accordo tra governo e sindacati sulle pensioni. In attesa dell’incontro di domani, trovare la quadra appare tutt’altro che scontato, e in ogni caso non sarà affatto semplice. Senza correzioni su giovani e donne la Cgil – ha fatto sapere – non firmerà l’intesa. A dirlo il segretario della Cgil Susanna Camusso:
“Qualche mese fa al tavolo al ministero del lavoro – ha ricordato – il governo fece una proposta sui giovani che è scomparsa nel nulla. Non si tratta quindi di una richiesta “irrealistica” ma di una “scelta politica”, visto che una misura sui giovani “oggi non costa, costa tra 15 anni”.
In particolare, le richieste per i giovani riguardano l’ipotesi di un assegno minimo. L’idea è quella di aiutare le giovani generazioni, strette tra carriere discontinue e redditi bassi, ad uscire con un assegno di vecchiaia di 650-680 euro, prima dei 70 anni e con 20 anni di contributi.
Per quanto riguarda le donne, invece, la norma, proposta dal governo il 7 settembre ai sindacati, è già stata inserita in manovra. Prevede la possibilità di andare in pensione prima – di fatto con un accesso all’Ape social, cioè l’anticipo pensionistico non oneroso – con uno sconto di 6 mesi per figlio fino ad un massimo di 2 anni. I sindacati però avevano chiesto di più: un anno per figlio, fino ad un massimo di tre anni.
Decisamente più possibilista la leader Cisl Annamaria Furlan che parla di “risultati importanti” e giudica sbagliato l’atteggiamento della Cgil, mentre la Uil continua nel suo ruolo di ‘pontiere’ auspicando da un lato, dice Carmelo Barbagallo, più attenzione a donne e giovani e dall’altro che si riesca a mantenere l’unita’à sindacale.
La partita pensioni, insomma, appare complessa più che mai. Domani, nel
nuovo round con i sindacati, il governo cercherà un accordo almeno con Cisl e Uil, anche se ancora non è persa la speranza di fare rientrare anche la Cgil.
C’è poi da considerare il fronte politico, con i partiti gia’à in campagna elettorale e ormai chiaramente schierati, da Mdp che mantiene i suoi distinguo e boccia come insufficiente la proposta del governo a Salvini pronto a portare la Lega in piazza con la Cgil a Berlusconi che promette l’aumento delle pensioni minime e un ministero ad hoc per la terza età.
Sullo sfondo il terzo fronte, quello con l’Unione europea, che guarda con la massima attenzione, ed apprensione, a ogni minimo movimento attorno al sistema previdenziale e che gia’à ha il suo da fare a definire la posizione da prendere nei confronti dell’Italia.