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CISCO: UNA STORIA DI SUCCESSO

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Il giorno degli utili trimestrali di Cisco Systems (CSCO – Nasdaq) e’ finalmente arrivato. Come ha fatto quasi sempre negli ultimi anni, anche questa volta il colosso delle infrastrutture per Internet e’ riuscito a battere le stime di mercato.

Su base pro-forma le attese erano di un EPS (utile per azione) di $0,12, mentre i risultati sono stati di $0,14 per azione. A deludere il mercato sono state invece le vendite. Il gruppo ha infatti registrato un fatturato di 4,83 miliardi, in crescita del 12,4% rispetto ai 4,29 miliardi di un anno fa, ma inferiore alla fascia di 4,88-4,92 miliardi stimata dal mercato.

Sull’onda della trimestrale, gli investitori ha premiato il titolo e le quotazioni del dopo-borsa sono salite di circa $1 rispetto alla chiusura di martedi’.

Proviamo a dare una lettura piu’ approfondita dei dati comunicati e dei punti su cui in queste ore si sta concentrando l’attenzione degli analisti.

I risultati comunicati mantengono Cisco al vertice delle aziende in quanto ad efficienza di gestione, posizione finanziaria netta e tassi di crescita rispetto ai competitor.

  • La produttivita’ e’ aumentata del 22% rispetto al quarto trimestre del 2001.
  • La crescita delle entrate ha sovraperformato quella dei top competitor di Cisco (dati comunicati dall’azienda).
  • Cisco vanta tra titoli e cash un’invidiabile posizione di liquidita’ per $21,5 miliardi per l’intero anno 2002. Una situazione che dovrebbe permettere all’azienda di resistere anche ad una prolungata fase di stallo.
  • Il cash flow generato dalla gestione operativa ha raggiunto quota $1,6 miliardi per il quarto trimestre e $6,6 miliardi per l’intero 2002. Segno che il business funziona e genera liquidita’ sufficiente a guardare al futuro con ottimismo.
  • Il margine lordo e’ passato dal 63,1% al 67,7% rispetto al trimestre precedente. Il margine operativo e’ passato dal 21,0% al 26,8% nello stesso periodo.

Insomma, il giudizio dell’operato dell’amministratore delegato John Chambers non puo’ che essere positivo considerato anche il difficile momento del settore dell’Information Technology.

Gli analisti sono piu’ o meno concordi nell’indicare in Cisco un investimento promettente.

  • Morgan Stanley giudica il titolo ‘overweight’ ma a causa di previsioni per il futuro ancora poco chiare ha abbassato il target price da $19 a $14.
  • Goldman Sachs giudica il titolo ‘outperform’ e consiglia di incrementare le posizioni fino a un prezzo di $15 ad azione.
  • Banc of America giudica il titolo ‘buy’, con un target price di $18.

I DUBBI DEL MERCATO
L’attenzione e l’attesa degli investitori non erano tuttavia rivolte ai risultati ottenuti nel trimestre passato ma a capire che cosa si prospetta per il futuro dell’azienda. Da questo punto di vista, alcuni dati devono far riflettere e ridurre i facili entusiasmi.

  • Il fatturato e’ ancora in calo rispetto allo scorso anno.
  • Il miglioramento dei risultati e’ dovuto all’efficienza della gestione, ad una politica di riduzione dei costi. Tuttavia i margini di miglioramento in assenza di un aiuto dall’ambiente esterno sono limitati.
  • Le dichiarazioni di Chambers sulle prospettive del gruppo sono state ancora piu’ caute di quelle dello scorso trimestre, quando si era cominciavato a parlare di una se pur lieve, ripresa.
  • Gli scandali finanziari che pure non hanno toccato Cisco hanno riportato alla ribalta la questione delle stock option. Altre aziende come Coca Cola, Boeing e General Motors hanno deciso di inserirle a bilancio tra i costi. Chambers, che si e’ detto per il momento non disposto a seguire questa strada, ha lasciato qualche dubbio agli investitori.
  • Larry Carter, direttore finanziario dell’azienda, ha intenzione di andare in pensione a maggio del 2003. Quanto sia delicata la questione lo lascia intendere l’anticipo con cui si parla della faccenda. Larry Carter ha 59 anni e dovrebbe essere sostituito dal suo vice, Dennis Powell. I dubbi risiedono nel fatto che una grossa fetta del successo passato di Cisco sia stata determinata proprio dall’abilita’ di Carter.

Tra i punti citati sopra, quello che merita un approfondimento e’ la questione delle stock options. Interrogato dagli analisti e dai giornalisti finanziari, John Chambers, si e’ datto favorevole ad una regolamentazione che faccia chiarezza su questo tipo di incentivo. Anche se in mancanza di una regola precisa che includa tutti gli aspetti come il riprezzamento delle opzioni o il valore di calcolo delle stesse ha confermato che per il momento Cisco non spesera’ in bilancio questo tipo di operazione.

Va segnalato comunque che come l’azienda guidata da Chambers si stanno comportando altri big della tecnologia, tra cui Microsoft, Intel e Oracle.

Inoltre Cisco ha deciso di incrementare fortemente il piano di buy back azionario, passando da $3 a $8 miliardi. Quest’ultima mossa, che secondo l’amministratore delegato vuole essere un chiaro segnale alla borsa della fiducia dell’azienda nelle proprie possibilita’, dovrebbe almeno in parte controbilanciare l’effetto diluizione dovuto all’esercizio delle opzioni.

Rimane comunque il fatto che Cisco ha fatto ricorso alle stock option piu’ di tutte le altre aziende quotate sul mercato Usa. Certo, va detto che in questo caso non si tratta di un privilegio limitato al solo top management, ma di una politica aziendale che interessa praticamente tutti i dipendenti.

LE CONCLUSIONI
Non e’ possibile negare che Cisco rimane una storia di successo nel panorama delle aziende high-tech americane. I numeri che il management ha riportato in questi ultimi anni parlano da soli e dimostrano come il ruolo di leader indiscusso delle infrastrutture Internet sia piu’ che meritato.

Tuttavia, in assenza di prospettive chiare sulla ripresa mondiale della spesa per l’Information Technology e fino a quando l’intero panorama aziendale Usa rimarra’ sotto pressione per le pratiche contabili sospette, e’ difficile che il prezzo del titolo possa esprimere tutte le potenzialita’ del caso.