Società

Lavoro, 375 milioni di posti saranno “bruciati” da automazione

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Nuovo allarme sulle prospettive per l’occupazione nei prossimi anni: ancora una volta è l’automazione crescente di molti lavori a minacciare i futuri equilibri economici globali. Secondo un report del McKinsey Global Institute, think-tank collegato a una delle maggiori società di consulenza manageriale, l’avanzata delle tecnologie distruggerà fino a a 375 milioni di posti di lavoro entro il 2030, che dovranno così trovare una nuova funzione a causa dell’automazione.
I lavori più a rischio sono quelli fisici, localizzati in ambienti standardizzati. Ma non sono i soli: anche l’elaborazione di dati, propria di lavori come il contabile o l’assistenza legale potrebbero essere a rischio. Questo imporrà per i lavoratori la necessità di formarsi nuovamente, in ambiti differenti da quelli loro familiari; ma i governi dovrebbero coadiuvare questa transizione con politiche ad hoc. I rischi di stress sociale, infatti, sono elevati. Gli autori del report prevedono, infatti, una transizione di entità paragonabile a quella che portò la popolazione dai campi alle fabbriche a inizio Novecento. Uno sforzo pubblico per accompagnare il cambiamento verso una produzione altamente automatizzata dovrebbe avere l’impatto di un Piano Marshall. Un programma dedicato al ricollocamento dei lavoratori che saranno colpiti dal progresso delle macchine. “Il modello in cui le persone vanno a scuola per i primi 20 anni della loro vita per poi lavorare per i successivi 40 o 50 è crollato”, ha detto Susan Lung, coautrice del report.

Dall’altro lato, i lavori meno a rischio sarebbero, al contrario, quelli di contatto con il pubblico, le posizioni manageriali, e poi giardinieri, idraulici e lavoratori dedicati alla cura degli anziani.

 

 

Dobbiamo pensare a un sistema di apprendimento e formazione nel corso della nostra carriera”, ha detto Lungalla Cnn. Secondo Lung anche se molti lavori saranno automatizzati, “ce ne saranno abbastanza per tutti nella maggioranza delle aree”.