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Dopo lunedí pazzo a Wall Street, potrebbe essere fine della festa

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Fari puntati degli investitori sulla Borsa Usa, dopo che ieri l’S & P 500 ha concluso la seduta in ribasso. Stessa sorte è toccata al Nasdaq, presa d’assalto dalle vendite. Nel finale, l’S&P 500 ha perso 2,9 punti, lo 0,11%, a quota 2.639,34. Il Nasdaq Composite ha lasciato sul terreno 72,22 punti, l’1,05%, a quota 6.775,37.

Per  Scott Redler, partner di T3Live.com, l’andamento mostrato ieri dallo S&P 500: “potrebbe essere un segnale di una fase di debolezza in arrivo”

In generale, secondo i trader è iniziata una rotazione a favore di titoli che dovrebbero beneficiare più di tutti di una potenziale riforma fiscale; tra di loro non sembrano esserci le aziende tech, che meno di tutte godrebbero di una spinta ai loro utili.

A beneficiarne saranno invece banche e i produttori di beni discrezionali. Passato il progetto di legge sulla riforma fiscale, il mercato ha premiato le aziende con elevate aliquote fiscali e ha martellato altri nomi di tecnologia che spesso hanno aliquote fiscali più basse.

All’alba americana di sabato scorso i repubblicani al Senato hanno passato la loro bozza di riforma, che ora deve essere uniformata a quella promossa alla Camera il 16 novembre scorso. Solo a quel punto, il testo potrà arrivare sulla scrivania del presidente americano Donald Trump e diventare legge. Mentre si lavora su questo, il Gop punta a evitare una paralisi di governo che potrebbe scattare venerdí notte.

Tornando alla Borsa, gli analisti notano inoltre che è iniziata una fase di divergenza tra  l’S & P 500 e il Nasdaq: il primo indice è aumentato dell’1,5 percento negli ultimi cinque giorni mentre il Nasdaq è in calo di circa della stessa percentuale.

Secondo il fondatore di Bespoke, Paul Hickey, solo una volta la differenza tra i due è stata maggiore, ovvero durante la fase rialzista nel maggio 2009, quando lo spread ha raggiunto il 4,7 percento.