Che l’Italia non fosse n Paese per giovani si era capito, ma invece che attuare programmi per migliorare la situazione, il governo pare alimentare il corso degli eventi.
Non va infatti di certo a migliorare la situazione problematica legata al basso tasso di natalità, la scelta di dimezzare il bonus bebè a partire dal 2019 che passerà dunque a 480 euro annui. È quanto prevede l’emendamento di Ap riformulato dai relatori Magda Zanoni (Pd) e Marcello Gualdani (Ap) depositato a Palazzo Madama, con i parametri Isee che restano invariati.
Soldi risparmiati, certo, che però dove vanno a finire? Si tramutano in sgravi fiscali per le badanti, per esempio: la stessa Commissione bilancio del Senato ha infatti dato via libera all’unanimità ad un emendamento che stanzia 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020 per «la copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare».
O, ancora, vanno ad aumentare il fondo a favore delle “manifestazioni carnevalesche” con un finanziamento pari a 2 milioni di euro l’anno che, come ricorda il promotore dell’emendamento Andrea Marcucci (Pd), nel 2017 ammontava ad un milioni ed ha sostenuto 71 manifestazioni in tutta Italia (significa più di 14.000 euro a manifestazione).
A questo punto, da parte del governo a guida Pd, ci si aspetterebbe almeno un aiuto concreto e sostanzioso verso il mondo del lavoro; le modifiche arrivano, ma non sono proprio quelle sperate.
Tagliare la durata massima dei contratti a termine facendola scendere dai 36 mesi previsti adesso a 24, aumentare le mensilità di indennizzo in caso di licenziamento illegittimo (si parla di 5 o 6 mensilità, con il massimale che resterebbe comunque a 24), ovvero l’indennizzo minimo che tramite il jobs act ha preso il posto del reintegro nel posto di lavoro. Piuttosto che rendere i contratti a termine più costosi di quelli a tempo indeterminato in modo cospicuo.
Nel disegno di legge di Bilancio il governo ha già previsto inoltre il raddoppio della cosiddetta tassa sui licenziamenti, portandola da 1.470 a 2.940 euro, ma la misura riguarda i licenziamenti collettivi, cioè quelli delle imprese con oltre 50 dipendenti.
Si prevede infine di estendere anche le fasce di esenzione per il superticket, ovvero i 10 euro in più che si pagano in alcune regioni per le visite mediche specialistiche, ma di contro il decreto Lorenzin in vigore dal 9 novembre prevede un aumento del costo dei farmaci venduti di notte: il costo passa da 3,87 euro a 7,50 nelle città con più di 3.000 abitanti ed il supplemento sarà addirittura di 10 euro per le città sotto questa soglia di abitanti.
Dal punto di vista degli aiuti solo ritocchi e modifiche a costo zero dunque, da quello dei tagli, invece, altre stangate.
Insomma, come al solito, più tasse e tagli che aiuti, più dolori che gioie.