Giapponesi, di età compresa fra i 30 e i 50 anni e con una cultura finanziaria non molto elevata: è questo l’identikit corrispondente alla maggioranza degli investitori attivi sul mercato delle criptovalute. A fornirlo è un’indagine condotta da Deutsche Bank, secondo la quale il 40% di tutte le transazioni in Bitcoin sono denominate in yen. Un boom sperimentato da quando la Cina, ex regno del Bitcoin, ha stretto le maglie relativamente al suo utilizzo.
In particolare si tratterebbe di uomini attivi nel mercato Forex, e che investono utilizzando la leva finanziaria (cioè “scommettendo” cifre superiori a quelle dei propri depositi, facendosi prestare denaro dal broker, in cambio di un interesse). Secondo un survey della banca del Giappone l’investitore retail di età compresa fra i 35 e i 54 anni, nel Paese, è meno colto dal punto di vista finanziario rispetto alle controparti statunitensi, britanniche o tedesche.
Secondo quanto emerge dall’indagine di Deutsche Bank (citata da ZeroHedge) i giapponesi sono particolarmente attratti dal leveraged trading in valute perché hanno elevate aspettative di ritorni, per la facilità del processo d’investimento in questo ambito e perché molti stanno effettivamente traendone grossi ritorni.
Lo stile di investimento dei giapponesi è caratterizzato da una combinazione di depositi a basso rischio, a basso rendimento e investimenti ad alto rischio e alto rendimento, spiega la banca tedesca.
“Riteniamo che gli investitori retail si stiano spostando dal trading FX leveraged a quello basato su criptovaluta a leva. Aziende come il GMO e SBI si stanno adattando con urgenza, iniziando a offrire servizi di trading di criptovaluta”.