ROMA (WSI) – Continua a tenere banco il caso Deutsche bank e la speculazione al ribasso sui titoli di stato italiani: è la storia di una massiccia operazione di vendita e successivo riacquisto di asset del nostro debito pubblico, per un importo pari a svariati miliardi di euro, e organizzata dai vertici dell’istituto tedesco in assoluta segretezza, informando i mercati e i governi con un ritardo che ora viene giudicato sospetto dagli inquirenti.
I fatti risalgono al 2011, anno della crisi nera del nostro paese che porterà all’arrivo del governo tecnico guidato dal professore Mario Monti. Proprio in quei giorni concitati con l’impennata dello Spread, Deutsche Bank rivelò che la somma dei titoli del nostro paese in suo possesso erano precipitati da otto miliardi di euro a soli 996 milioni. Un chiaro messaggio per i mercati: scappate dall’Italia.
Ma nel frattempo che annuncia la fuga dai titoli italiani, in realtà Deutsche bank ne ha già ricomprati una grossa quota di nascosto, riuscendo così a vendere quando i prezzi sono ancora alti e ricomprarli segretamente quando crolla tutto. Una scommessa miliardaria realizzata attraverso operazioni combinate sui titoli di Stato e su un particolare tipo di derivati (chiamati Credit default swap): prodotti finanziari che permettono di assicurarsi contro i rischi di fallimento.
Ora Deutsche Bank è sotto indagine a Milano – l’inchiesta prima era sotto il controllo della Procura di Trani ma poi è stata trasferita a Milano dalla Cassazione, per motivi di competenza – per presunta manipolazione di mercato. Possibile che nessuno si accorse di nulla? Il Tesoro ha vigilato e non ha riscontrato anomalie, ha detto il capo del debito pubblico italiano, Maria Cannata, a chi chiedeva in audizione di chiarire il ruolo della banca tedesco nel 2011 sull’andamento dei titoli di Stato italiani.
“Abbiamo chiesto conto della vendita significativa [da parte di Deutsche Bank]. Il deflusso netto nel primo semestre 2011 era intorno a 4,9 miliardi. Comprava su Mts e Bond Vision e poi rivendeva over-the-counter. questo non è un comportamento di chi vuole aggredire ma di chi vuole vendere senza turbare i corsi del mercato…”
Fino a quel momento “la giustificazione plausibile è che nel dicembre 2010 c‘era stata l’acquisizione di Post Bank con un portafoglio di 8-10 miliardi di titoli di stato italiani (…) Il peso in portafoglio dei titoli italiano si era fatto quindi troppo pesante, ed è naturale, secondo Cannata, che la banca abbia deciso di ridimensionare l’esposizione al debito del nostro paese.
Nel secondo semestre la situazione è diventata più modesta, il saldo è stato un deflusso netto di 1,1 miliardi. “Che comprassero nel momento turbolento era quello che ci serviva, perché quando tutti scappavano loro compravano”. Nel 2011-2012 “il Tesoro si è attivato, le spiegazioni sono state ragionevoli, sulle evidenze del mercato non abbiamo trovato niente di deplorevole”.