Petrolio ai massimi da anni, dopo un attentato che ha colpito l’oleodotto, di proprietà di Waha Oil, in Libia, nella Cirenaica. Il Wti ha superato quota 60 dollari, salendo dell’1,50%, per la prima volta dal giugno del 2015 e il Brent ha toccato i 67 dollari con un guadagno di oltre 1,80 punti percentuali. Nella giornata del 26 dicembre i rialzi hanno sfiorato anche il 3%.
L’attacco sarebbe stato compiuto ai danni dell’impianto che porta al terminale di Sidra, sul Mediterraneo ed è sotto il controllo del generale Khalifa Haftar. Responsabili dell’attacco, secondo le prime ricostruzioni dell’Esercito Nazionale libico, le Brigate di Difesa di Bengasi, militanti islamici che sono stati visti sul posto da alcuni testimoni dell’attacco poco prima dell’esplosione. I terroristi erano sul luogo con due vetture, si crede, proprio per minare l’oleodotto.
Quello del 26 dicembre è il primo importante attentato a una struttura energetica dal 2011. L’oleodotto colpito si trova vicino all’altro terminal strategico di Ras Lanuf, l’altro principale terminal libico, e avrà un impatto sulla produzione stimato fra i 70 mila e i 100 mila barili al giorno. Perdite di rilievo, se si considera che a novembre la Libia ha prodotto 973 mila barili di greggio.
Prima dell’esplosione, Waha Oil, una joint venture tra la compagnia petrolifera nazionale Noc (National Oil Corporation), Hess, Marathon Oil e ConocoPhillips, dichiarava una produzione di 260 mila barili al giorno. Negli ultimi mesi la Noc aveva intensificato i suoi sforzi per riportare la produzione in Libia ai livelli precedenti al conflitto del 2011 di 1,6 milioni di barili. A luglio la produzione aveva toccato la cifra di un milione di barili giornalieri. Secondo la Noc, l’offerta di petrolio potrebbe rimanere limitata a lungo ma non sono note le tempistiche esatte.