La diminuzione della mole degli acquisti di Bond da parte delle banche centrali, il rincaro dei prezzi delle materie prime e le tante emissioni di debito Usa in programma, anche per finanziare la riforma fiscale di Trump, hanno spinto in rialzo I rendimenti. A questo si è aggiunta la volontà delle autorità cinesi di ridurre o in alcuni casi interrompere le operazioni di acquisto di titoli del debito federale americano.
L’andamento negativo dei Treasuries Usa è stato definito dal guru dell’obbligazionario Bill Gross come l’inizio di una fase di mercato ribassista e ha disorientato gli investitori, i quali faticano a “leggere” il mercato e ad anticipare fino a quale livello saliranno i tassi di interesse e quale sarà l’impatto sull’azionario e sulle altre classi di asset. I rendimenti dei titoli a cinque e dieci anni si sono spinti sopra le fasce di trend a lungo termine (a 25 anni), come si vede nel grafico sotto.
Il gestore dei fondi obbligazionari di Janus Henderson ed ex Ceo di PIMCO, ha osservato che il superamento di livelli tecnici importanti che avevano tenuto a bada i rendimenti è la prova di un cambio di ciclo e del fatto che il mercato è entrato in una fase calante. In ottobre Gross aveva avvertito che un superamento del livello di 2,4% avrebbe segnato la svolta. I rendimenti decennali ora valgono più del 2,5% e Gross sostiene che possano raggiungere il 2,8% entro fine anno.
Le dichiarazioni di Gross, anche perché si basano su elementi di analisi tecnica più che sui fondamentali dell’economia, vanno prese con la giusta distanza: in realtà già un anno fa, il 10 gennaio 2017, il navigato investitore e gestore aveva predetto che il raggiungimento del 2,6% da parte dei rendimenti obbligazionari Usa di riferimento segnala l’inizio di una fase ribassista. Da allora i rendimenti sono calati di 60 punti base nell’arco di otto mesi.
Negli ultimi anni i trader hanno incontrato difficoltà quando si è trattato di puntare contro l’andamento in ribasso dei rendimenti dei Treasuries, anche dopo che la Federal Reserve ha messo fine ai programmi di acquisto di Bond governativi e ha alzato i tassi diverse volte dopo l’uscita dal pantano della crisi finanziaria scoppiata nel 2007-2008.
I rendimenti dei Bond Usa stanno crescendo ancora oggi, aggiornando i massimi dei dieci mesi. Il motivo scatenante del rialzo dei tassi di interesse nei Bond Usa è arrivato ieri dalla constatazione della riduzione degli acquisti della Banca del Giappone sul comparto ultradecennale. Le aspettative di inflazione in Usa ed Eurozona sono rimaste nel frattempo relativamente stabili. Il tutto malgrado la continuazione della corsa del prezzo del greggio.
“Osservando i prezzi dei future sui Fed Funds”, scrive MPS Capital Securities, “non si rilevano cambiamenti delle attese sui rialzi nel 2018, attualmente sempre fermi a 2 da 2,5 punti base. Non a caso, a risentire del rialzo è stata soprattutto la parte a lungo termine, con conseguente marcato aumento della pendenza sul comparto 2-10 anni Usa. In sintesi il fattore scatenante nipponico prima citato, è apparso soprattutto un richiamo a quotazioni più elevate sui tassi in un contesto di forti emissioni, a partire da quelle a lungo termine attese oggi in area Euro (l’Italia ad esempio oggi ha lanciato oggi un nuovo BTP sindacato a 20 anni) oltre che negli Usa. Ricordiamo che proprio gli Usa sono attesi effettuare un volume di emissioni nel 2018 al massimo da 8 anni, in buona parte per finanziare la recente riforma fiscale”.