Di Stefania Ballauco
L’Anasf aderisce da molti anni al Fecif, la Federazione europea dei consulenti e intermediari finanziari, costituita nel 1999 al fine di difendere e di sviluppare il ruolo dei consulenti e intermediari finanziari in Europa, favorendo la comunicazione e gli scambi tra le diverse nazioni dell’industria europea dei servizi finanziari. L’associazione collabora con il Fecif per tutelare sia gli operatori che i risparmiatori europei, attraverso la realizzazione di pareri in risposta alle diverse consultazioni avviate dalle istituzioni europee, ma anche tramite incontri diretti con le istituzioni.
L’Anasf ha anche l’importante incarico di coordinare le attività e gli studi in materia di normativa Mifid per la Federazione. Vania Franceschelli è membro del Board del Fecif in rappresentanza dell’Anasf, insieme con Mattia Suardi dell’ufficio studi dell’Associazione, componente del Consultative commitee. Con Franceschelli abbiamo fatto il punto sulle attività dell’Associazione.
Qual è il ruolo dell’Associazione in Europa?
“L’Anasf partecipa attivamente ai lavori in ambito europeo attraverso la formulazione di propri pareri alle consultazioni sul settore finanziario, come quelle sulla Mifid o quella sulla Idd, che vengono pubblicate. L’impegno profuso negli anni viene ripagato con un’attestazione di credibilità e preparazione che ci viene riconosciuta poi nella stesura di testi definitivi i quali contengono le nostre indicazioni. Alcune posizioni dell’Esma si sono ammorbidite anche grazie al lavoro svolto da Fecif e dall’Anasf”.
Quali sono i risultati ottenuti in questi anni?
“Negli ultimi 4/5 anni abbiamo incrementato notevolmente questo nostro impegno e stiamo creando un archivio storico ormai piuttosto consistente di contenuti sui vari ambiti di interesse per il settore. In occasione dell’ultima riunione del Fecif, che abbiamo svolto ad Anversa, abbiamo impostato un database dove sono inserite tutte le risposte alle consultazioni. È un grande lavoro di equipe. Grazie al livello di approfondimento che abbiamo adottato molte analisi che conduciamo sono applicabili anche a più consultazioni e l’affidabilità dell’Anasf è cresciuta sempre più”.
Quale rilevanza ha per la categoria questo impegno internazionale?
“Il ruolo primario dell’Anasf è riconosciuto nei fatti. L’Associazione è infatti capofila anche su tutto il mondo della Mifid su cui abbiamo dato e continuiamo a dare un grande contributo e ha l’incarico di coordinarne le attività e gli studi. Per la categoria si tratta di un riconoscimento importante, soprattutto se si considera che il modello del tied agent è tipico delle sole realtà italiana e belga”.
Qual è la foto del contesto europeo dei consulenti finanziari e degli intermediari che emerge dal libro bianco del Fecif?
“Emerge con forza l’unicità del nostro modello consulenziale e la mancanza non più tollerabile della persona giuridica in Italia, una modalità di svolgimento dell’attività che invece in tutta Europa oggi è possibile. Credo che un ragionamento concreto vada fatto anche sul tema del praticantato, come formula che possa agevolare l’ingresso e la permanenza dei giovani nella professione”.
Quali sono gli strumenti, a suo parere, che possono valorizzare il ruolo del consulente finanziario come educatore al risparmio? Cosa si sta facendo in Europa e in Italia su questo aspetto?
“Io credo che le istituzioni europee nazionali dovrebbero riconoscere il valore delle iniziative di educazione finanziaria e supportarne la realizzazione. In questo ambito, Economic@mente, il progetto che l’Anasf porta nelle scuole d’Italia, è un caso di successo. Sono fiduciosa in questa possibilità, se penso che in Italia è stato fatto un primo passo avanti in questa direzione con la creazione del Comitato per l’educazione finanziaria, con il compito di coordinare e promuovere le iniziative in questo campo, a opera del governo.
In occasione di una recente riunione del Fecif abbiamo parlato del valore sociale dell’educazione finanziaria e la Germania, tramite la sua associazione Votum, ha espresso l’interesse a portare avanti un progetto come quello di Anasf. L’Italia è un Paese che risparmia tanto, ma investe poco. Il ruolo dei consulenti finanziari potrà essere decisivo e strategico, oltre che importante per affiancare le nuove forme di robo-advisory.”
L’articolo è tratto dal numero di dicembre del magazine Wall Street Italia