I paradisi fiscali britannici d’oltremare finiscono sotto l’attenzione della Commissione europea. La Commissione esaminerà se i territori britannici in precedenza esclusi da una lista nera dei paradisi fiscali stilata dall’Ue dovrebbero esservi in realtà aggiunti. Si tratta di terre britanniche, dove sarebbero nascosti sette miliardi di sterline. Secondo quanto riferito, alcune di queste sono state implicate anche nei Panama Papers.
I funzionari dell’Ue precisano: niente a che fare con la Brexit. Ma i giornali britannici, fra cui The Independent che cita fonti a Bruxelles, sostengono che la misura sia stata pensata come leva per avere concessioni da parte del Regno Unito nelle trattative sulla Brexit. Queste sono arrivate al momento della discussione dei futuri rapporti commerciali fra Regno Unito e Unione europea, un punto molto caro ai britannici.
L’elenco dell’Ue è stato redatto a dicembre e comprende tutte le giurisdizioni fiscali non cooperative. Ha l’obiettivo di contrastare l’evasione e l’elusione delle tasse, di impedire l’erosione delle basi imponibili degli Stati membri. Il processo di screening degli altri territori sarà avviato in primavera e riguarderà i territori di Anguilla, le Isole Vergini britanniche e le Isole Turks e Caicos.
Altri territori britannici, le Bermuda, Isole Cayman, Guernsey, Isola di Man e Jersey, hanno promesso di provare a soddisfare le preoccupazioni dell’Unione europea per evitare la lista nera, che verrà aggiornata ogni anno. I funzionari dell’Ue si incontreranno a febbraio per mettere a punto potenziali sanzioni contro le giurisdizioni inserite nella lista nera che si rifiutano di collaborare.
Le fonti in Commissione europea citate da The Independent avrebbero detto:
“Il Regno Unito li ha sempre protetti in passato. Non succederà in futuro. Andremo a cercarli” con riferimento ai paradisi fiscali in questione”.