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PRICE/EARNINGS, RESTANO ALTI NONOSTANTE IL CROLLO

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E’ vero che il crash di venerdi’ – con cui si e’ chiusa la peggiore settimana in assoluto nella storia di Wall Street – ha ridotto di parecchio il price/earnings delle aziende Usa (P/E: rapporto prezzo/utili), tuttavia l’impatto effettivo e’ stato molto relativo, visti i livelli di sopravvalutazione a cui la borsa americana era arrivata.

Si e’ assistito a riduzioni (a volte un calo del 90%) per alcuni titoli internet tra i piu’ speculati che avevano raggiunto P/E di 200 e oltre.

Ma uno sguardo ad aziende tecnologiche piu’ solide del settore internet e computer (anzi, le blue chips della situazione) come Cisco Systems (CSCO) e Sun Microsystems (SUNW) hanno visto riaggiustamenti modesti dei price/earnings.

Cisco e’ trattata attualmente a 75 volte gli utili, in ribasso rispetto a quota 90 fatta registrare all’inizio del mese, mentre Sun Microsystems e’ oggi a 102, rispetto a 115.

Il P/E medio per le aziende del Dow Jones negli ultimi dieci anni e’ stato di 25, mentre oggi e’ leggermente inferiore, circa 22; il price earnings medio delle aziende quotate al Nasdaq e’ stato di 54, mentre oggi e’ ancora intorno a 150.

”Molte azioni rimangono troppo popolari tra gli investitori perche’ si assista a un calo deciso del price-earnings”, dice Michael Burke, analista di Investors Intelligence, una finanziaria di New Rochelle, N.Y. ”Il rapporto trova punti di supporto prima di calare eccessivamente”.

Il rapporto prezzo/utili e’ considerato dagli analisti di Wall Street un ottimo barometro per valutare la forza di un titolo azionario, raffrontando il prezzo di borsa e la sottostante capacita’ dell’azienda di produrre utili.

(NOTA: se digitate il simbolo o il nome di un’azienda su QUOTAZIONI INTERATTIVE, Wall Street Italia fornisce i price/earnings di migliaia di titoli quotati sulle borse americane).

Alcuni trader sostengono che ormai e’ cambiato il modo di concepire i P/E, visto l’incredibile corsa dei prezzi azionari negli ultimi 5 anni; e i piu’ estremisti dicono addirittura che con la Nuova Economia non ha piu’ nemmeno senso tener conto dei price/earnings.

Di fatto anni fa le migliori societa’ di Wall Street erano quotate con un P/E di 15, mentre quelle in forte crescita arrivavano tra 20 e 25.

”Ma ormai casi simili sono rari, nel senso che il mercato ha cminciato a premiare i casi piu’ estremi”, dice Burke. ”Ci sono ancora moltissime azioni con un multiplo molto alto”.

Cio’ e’ vero soprattutto per i titoli del settore tecnologico, per la maggior parte quotati al Nasdaq.

E’ vero – pero’ – anche in alcune aziende tradizionali della cosidetta “Vecchia Economia”.

Il P/E della Campbell Soup (CPB) – che di hight-tech non ha nulla, ha toccato quota 30 quest’anno, ma nelle ultime contrattazioni e’ sceso a 25. Il price/earnings della Coca-Cola (KO) P/E e’ sceso a 38 dal top di 45.

Livelli simili sono giustificati, secondo alcuni analisti. ”Basandosi sul tasso di inflazione e sulla crescita degli utili aziendali, i price/earnings non sono fuori controllo”, spiega Rao Chalasani, chief investment strategist di First Union Securities, di Chicago.

Il quale aggiunge: ”Non c’e’ nessuna ragione per cui i P/E debbano oscillare nell’area di 15 come accadeva tempo fa”.

Il livello resta alto per via del nuovo modo di operare delle aziende americane. ”La tecnologia permette di operare con capitali nettamente inferiori e produttivita’ molto piu’ alta”, spiega Chalasami.

E’ per questo che – crolli o no – le aziende migliori continueranno ad essere quotate a Wall Street con multipli alti, per via del loro tasso di crescita.