“Correrò da indipendente, ma avrò bisogno del supporto della gente”. Cosi Vladimir Putin ha dichiarato lo scorso 14 dicembre nel corso della conferenza stampa, in cui ha annunciato la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali in Russia si terranno il 18 marzo 2018.
L’uomo forte del Cremlino ha deciso dunque di ripresentarsi, ma non come candidato del suo partito, Russa Unita, piuttosto come candidato di alcune liste civiche e movimenti cittadini.
E ancora una volta la sua vittoria appare scontata. Secondo un sondaggio del centro demoscopico statale russo Vtsiom reso noto lo scorso 15 gennaio, del 67% degli elettori russi che dicono di avere intenzione di votare alle presidenziali di marzo, l’81,1% sceglierà Putin. Se eletto, per Putin sarà il quarto mandato al Cremlino. Vladimir Putin è stato eletto presidente della Federazione Russa nel marzo del 2000 e nel 2004 è stato rieletto con un secondo mandato. Dal 2008 al 2012 ha ricoperto l’incarico di primo ministro ed è stato nuovamente eletto presidente alle ultime votazioni, tenutesi nel marzo del 2012.
Obiettivo principale del suo programma è il miglioramento delle condizioni di vita dei russi tramite aumenti salariali e investimenti in sanità, tecnologia, istruzione e infrastrutture. Sono soprattutto i salari ad essere al centro delle sua campagna elettorale.
Mentre Putin prova a convincere i russi che la situazione economica è tornata alla normalità dopo la pesante recessione degli ultimi anni, causata da una parte del crollo del prezzo del petrolio, dall’altra dalle sanzioni europee in risposta alla crisi in Ucraina, è arriva la promessa che in molti aspettavano.
Lo scorso 10 gennaio, il leader del Cremlino ha annunciato che il salario minimo mensile in Russia sarà innalzato in anticipo, già il primo maggio, per essere equiparato al livello minimo di sussistenza, cioè a circa 11.000 rubli, 161 euro. Attualmente il salario minimo mensile in Russia è di 9.489 rubli, 139 euro.
Al centro della campagna elettorale, oltre all’economia, un ruolo importante è giocato dalla difesa. Come riporta Giulietto Chiesa su Sputnik News:
Tra questi traguardi, com’era da attendersi, Putin ha collocato il raggiungimento dell'”adeguata” capacità difensiva della Russia, e una “possente base di riserve”, sia finanziarie, sia tecnologiche, in grado di garantire “ulteriori balzi in avanti”. In questo contesto si colloca la visione di Putin in termini di salvaguardia della statualità. Per quanto concerne la “libertà” e la “stabilità”, esse, entrambe, dovranno svolgere la funzione ancillare di “garantire che i cambiamenti in meglio diventino irreversibili”.