Shutdown storico: il governo Usa chiude per qualche giorno
Per la prima volta nella storia, un governo americano che gode della maggioranza alla Camera e al Senato è finito in shutdown, ovvero ha smesso di funzionare propriamente. Significa che i servizi statali non vengono più finanziati e questo comporta l’interruzione di alcune attività federali secondarie. La maggior parte dei servizi continuerà a operare normalmente, ma alcuni lo faranno a regime ridotto. È successo a partire dalla mezzanotte di sabato 20 gennaio. Ora l’ipotesi più probabile per evitare altri disagi è che lunedì la commissione di senatori bipartisan incaricata di trovare un accordo per guadagnare tempo, riesca a trovare un punto d’incontro sull’estensione dei finanziamenti per più di qualche giorno, come volevano i Democratici, ma meno di un mese, come volevano i Repubblicani.
Si è arrivati fino a questo punto perché i Repubblicani, che hanno una maggioranza risicata al Senato, non sono riusciti a ottenere i 60 voti necessari per approvate la legge di bilancio che stabilisce come distribuire i soldi del budget statale. Per i Democratici lo shutdown è colpa di Trump, per i Repubblicani di Schumer (il leader dei Democratici al Senato), ma in realtà questo è lo shutdown dei Dreamers. Lo scontro principale si è svolto infatti sul tema dell’immigrazione, con il fronte progressista che voleva finanziare l’estensione del programma DACA (acronimo di Deferred Action for Childhood Arrival, testo varato sotto l’amministrazione Obama) per la protezione legale dei Dreamers, giovani migranti senza documenti.
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