MILANO (WSI) – Beni trasferiti a moglie e figli o a persone fidate tramite conti esteri tra cui uno di loro, scrive il Fatto Quotidiano, stava per acquistare lingotti d’oro da portar via in uno zainetto.
Mentre le Fiamme Gialle si apprestano ad eseguire i sequestri dei beni degli ex vertici della Popolare di Vicenza si scopre che i soldi degli imputati non ci sono più, volatilizzati.
“La grande parte del patrimonio dell’imputato è stato ceduto ai familiari nell’arco di un biennio, e tale attività dismissiva (…) concretizza il pericolo che, in caso di futura condanna, l’imputato non disponga delle garanzie sufficienti a coprire il credito vantato dall’erario per le spese di procedimento”.
Così scrive il giudice riferendosi all’ex numero uno della banca finita sul lastrico, Gianni Zonin, che insieme all’ex dg Samuele Sorato, Giuseppe Zigliotto, Andrea Piazzetta e Massimiliano Pellegrini figura come imputato nell’inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza, attualmente in fase di udienza preliminare.
Gli uomini del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Vicenza che stanno eseguendo alcuni provvedimenti di sequestro conservativo emessi dal Tribunale, su richiesta della Procura – si tratta di importi di oltre 346mila euro per ciascuno dei 5 imputati, relativi alle spese del giudizio calcolate finora, per un totale quindi di 1 milione 750mila euro – hanno scoperto che l’imprenditore viticolo prestatosi al mondo delle banche ha ceduto alla moglie, già proprietaria del 98%, anche il restante 2% di Tenuta Rocca di Montemassi Srl e ai figli il 5,38% di Casa Vinicola Zonin spa, nonché delle partecipazioni in due società del gruppo, la Zonin Giovanni sas e la Gianni Zonin Vineyards. Per un totale di 10 milioni di euro ceduti. A Zonin rimarrebbero solo un terreno a Gambellara e qualche azione della Popolare e quote di società minori.
Un pugno di mosche insomma. La storia si ripete anche per gli altri indagati della Popolare che hanno trasferito tutto a mogli, figli e persone di fiducia. Ennesima beffa poi, come denuncia il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani, i 346 mila euro di sequestro disposto per Gianni Zonin, considerati roba da niente considerando le retribuzioni dei top manager della banca vicentina a partire dal 2005.
“Una goccia nel mare dei suoi faraonici compensi da presidente della Popolare di Vicenza, ecco cosa sono i 346 mila euro sequestrati a Zonin. Adesso la politica ci spieghi perché non ha mai frenato le scandalose retribuzioni dei vertici delle banche“.