È una pioggia di guai quella che, proveniente dall’Unione europea, negli ultimi giorni si è scagliata sull’Italia.
Prima l’idea di tagliare i finanziamenti che, secondo il piano del commissario al Bilancio, il tedesco Gunther Oettinger, vede l’Italia tra gli Stati più colpiti dalle riduzioni, contemporaneamente alla volontà di introdurre nuove tasse per recuperare le perdite della Brexit, stimate pari a circa 12-14 miliardi di euro l’anno.
Poi lo schiaffo inerente alla sostanziale legalizzazione del Made in Italy “tarocco”, con i rappresentanti italiani che in Europa sembrano svolgere un ruolo totalmente passivo, oppure complice.
Oggi, infine, è arrivata la Corte dei Conti europea a girare ulteriormente il dito nella piaga, criticando la Commissione per non aver mai attivato la procedura per squilibri macroeconomici eccessivi, malgrado il fatto che alcuni Paesi come l’Italia non abbiano corretto i loro squilibri.
Neven Mates, il membro della Corte dei Conti responsabile del rapporto, ha detto:
“Il fatto che, sistematicamente, non sia stata attivata la procedura per gli squilibri eccessivi ha ridotto la credibilità e l’efficacia della procedura per gli squilibri macroeconomici; nel corso dell’audit della Corte, la Commissione ha fornito scarsi elementi probatori per spiegare i motivi per cui il collegio non ne abbia proposto l’attivazione.”
Il rapporto prosegue indicando che l’Italia è rimasta nella categoria di squilibri eccessivi per quattro anni consecutivi, sottolienando l’inerzia di una Commissione che invece vorrebbe decisamente più severa.
La Corte dei Conti, che aveva criticato anche l’operato della Bce nei giorni scorsi, ha poi puntato il dito anche contro i governi nazionali che non avrebbero fatto abbastanza per correggere gli squilibri eccessivi. A tal proposito, dice ancora il rapporto di Mates:
“Nonostante il monitoraggio frequente ed intenso della Commissione, il grado di attuazione da parte degli Stati membri delle raccomandazioni specifiche per Paese relative alla procedura per gli squilibri macroeconomici è stato modesto”.
Un’Unione europea che, insomma, chiede nuovamente all’Italia e agli Stati che si trovano nella sua posizione di fare i compiti a casa.