Che tra la stampa in particolare quella investigativa e Donald Trump non corra buon sangue è chiaro a tutti e lo si è capito da un po’ di tempo. Ma l’allarme lanciato da un illustre giornalista investigativo americano, uno di quelli che aveva portato alla luce lo scandalo del Watergate, è di un’insolita violenza verbale.
Dopo gli interventi del governo per minare la validità dell’operato del Dipartimento di Giustizia americano e dell’FBI, impegnati in un’inchiesta che va sotto il nome di Russiagate e che vede coinvolto in prima persona l’éntourage di Trump, il giornalista Carl Bernstein ha accusato l’amministrazione Trump di compiere un “massacro delle istituzioni Usa“.
Secondo Bernstein, le cui indagini negli Anni 70 contribuirono alle dimissioni dell’ex presidente Richard Nixon, dopo l’addio del vice direttore dell’FBI Andrew McCabe e dopo che i Repubblicani hanno votato a favore della pubblicazione di un controverso memo top secret che “rischia di compromettere” l’operato e l’immagine del Dipartimento di Giustizia americano e dell’ente investigativo della polizia federale nazionale, “gli Stati Uniti sono a un punto di svolta“.
Bernstein ha criticato anche la decisione del governo Trump di non imporre ulteriori sanzioni economiche contro la Russia. Tutte queste azioni (McCabe era in rotta con Trump) hanno spinto Bernstein a definire lunedì il giorno del “massacro delle istituzioni di giustizia degli Stati Uniti”.
Scontro tra istituzioni Usa senza precedenti
In realtà più che un massacro siamo di fronte a uno scontro tra istituzioni clamoroso. I Repubblicani hanno deciso di dare il via libera alla pubblicazione del documento perché secondo i deputati del partito conservatore nel corso dell’indagine sul Russiagate c’è stato un abuso di sorveglianza da parte dell’FBI e del Dipartimento di Giustizia, che da parte sua ha parlato di un atto “straordinariamente avventato”.
Per rendere pubblico il memorandum top secret di quattro pagine la commissione a maggioranza Repubblicana è ricorsa a una norma oscura. Il presidente Trump ora ha cinque giorni di tempo per obiettare alla declassificazione del documento, ma non dovrebbe opporsi, dal momento che in passato ha fatto sapere di essere favorevole alla sua pubblicazione.
Il tutto mente l’indagine che i giornali hanno soprannominato Russiagate è in pieno svolgimento. Il capo dell’FBI Robert Mueller sta indagando per scoprire quale sia stato il ruolo svolto dalla Russia nelle ultime elezioni presidenziali. L’inchiesta è incentrata sulla possibile ingerenza del Cremlino per aiutare il campo di Trump e favorirne la vittoria sulla candidata Democratica Hillary Clinton.
McCabe, 49 anni, è stato il vice direttore dell’FBI dal febbraio del 2016. Dopo il licenziamento di James Comey ne era stato anche per un breve periodo il direttore. McCabe, che rimarrà in congedo fino a marzo prima di andare in pensione, era tornato ad assumere il ruolo di vice direttore dopo la nomina a direttore di Christopher Wray.