BERLINO (WSI) – E’ dal 2004 che l’Italia sigla accordi con Deutsche Bank che rischiano di costarci oltre 3 miliardi di euro.
I contratti sotto processo sono quelli che riguardano i derivati, contratti complicatissimi che, se ben fatti, funzionano come una polizza di assicurazione, come scrive L’Espresso che svela la genesi di questi accordi stipulati fra i nostri governi e il colosso bancario tedesco a partire dal maggio 2004, accordi riservatissimi e finora mai pubblicati. Il giornale ha potuto esaminare, in particolare, le caratteristiche dei derivati stipulati con l’istituto tedesco dal 2004 fino al 2015 e i cambiamenti sostanziali avvenuti nel corso degli anni, sempre a vantaggio di Deutsche Bank.
In base ai calcoli eseguiti dalla docente di fama internazionale, Rita D’Ecclesia, che insegna Finanza Quantitativa alla Sapienza di Roma e alla Birkbeck University di Londra, si è potuto constatare che fra il primo contratto del 2004 e l’ultimo accordo conosciuto della primavera del 2015 questi derivati sono stati un vero salasso per lo Stato provocando un esborso netto stimabile, solo per questo periodo, in una cifra compresa fra 1,1 e 1,3 miliardi di euro.
Il problema è che le ultime scadenze dei contratti esaminati arrivano al 2023. Cosa succederà fino a quel momento? Gli esperti quantificano ulteriori pagamenti molto ingenti e utilizzano per farlo un indicatore tecnico, chiamato in gergo mark to market. Quello dei derivati con Deutsche Bank, alla data dell’ultimo contratto (aprile 2015) risultava negativo, per l’Italia, per 2 miliardi e 250 milioni. Insomma, tra i versamenti già effettuati fino al 2015 e quelli prevedibili per i prossimi anni, come spiega la professoressa D’Ecclesia, il costo netto a carico dello Stato sia valutabile complessivamente in oltre tre miliardi.
“Il ministero ha ottenuto uno sconto sugli interessi da pagare nell’anno in corso, ma ha aggravato il debito totale, da versare alla scadenza finale. Invece di disinnescare la bomba dei derivati, si è allungata la miccia, aggiungendo altri carichi di esplosivo. Fino ai tre miliardi in scadenza entro il 2023″.
Da ultimo non si può dimenticare che fu proprio la Deutsche Bank a finire al centro di un’inchiesta giudiziaria che riguarda una massiccia operazione sui titoli di Stato italiani avvenuta nel 2011, operazione che causò la crisi dello spread, la caduta del governo Berlusconi e l’avvento di Mario Monti. Il resto è storia.