I mercati non temono le elezioni italiane. Incoraggiati dall’andamento dell’economia e dalla nuova legge elettorale che non lascia spazio a governi euroscettici, gli investitori guardano l’appuntamento elettorale del 4 marzo con relativo ottimismo. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto da Reuters fra gestori italiani e stranieri.
“Le prospettive positive per l‘Italia sono riflesse nella nostra blanda preferenza per gli asset periferici”, ha detto all’agenzia stampa Pascal Blanqué, Cio di Amundi, che vede opportunità anche nei segmenti del mercato azionario italiano più esposti alla crescita degli investimenti e nei finanziari. “Potremmo vedere una temporanea volatilità sul flusso delle notizie (relative alle elezioni) ma ci aspettiamo che i Btp tenderanno a fare meglio dei rendimenti ‘core’ nel medio periodo, specialmente nel contesto di tassi europei in salita”.
Tra i risultati piú probabili messi in conto dai gestori, la creazione di una grande coalizione di governo, scenario che non manca tuttavia di suscitare qualche perplessità nel medio periodo.
“Al momento sembra che i margini per implementare le necessarie riforme strutturali saranno piuttosto limitati per qualsiasi coalizione”, ha sottolineato alla Reuters Cedric Baron, responsabile Multi Asset di Generali Investments che non ha cambiato l‘esposizione agli asset italiani in vista del 4 marzo.
Il rischio che dopo le elezioni di marzo l‘Italia si ritrovi ad avere comunque governi senza una solida maggioranza, che possano mettere un freno alle riforme è invece messo in evidenza da Manuel Pozzi, investment director di M&G Investments. Il gestore avverte, in particolare, che un possibile rallentamento delle riforme nel lungo termine renderebbe il Paese più vulnerabile all‘andamento dei tassi “in assenza di un migliormento della produttività, quindi della crescita potenziale, oltre che di una riduzione del debito”.
Non manca, tuttavia, chi pensa che i rischi legati alle elezioni di marzo non si siano affatto attenutati e chi, come Sella Gestioni, resta prudente sui governativi tricolori temendo che il basso premio al rischio incorporato oggi dai prezzi sia vulnerabile al rientro del sostegno da parte della Bce.