ROMA (WSI) – Nuovi imprenditori crescono. L’Italia a piano a piano si sta facendo spazio nel mercato europeo per numero di start up che sono diventate imprese solide nel corso di pochi anni e per capitali raccolti conquistando l’11esimo posto.
Un risultato certo non brillante visto che è l’ultima tra le grandi nazioni europee, ma indietro anche a mercati molto più piccoli, come la Svizzera o l’Irlanda ma sicuramente il segno che il vento sta cambiando. A snocciolare i numeri è il report Scaleup Italy di Mind The Bridge, presentato durante lo Startup Day, una tavola rotonda organizzata da Agi a Roma, a cui hanno partecipato 40 tra investitori, venture capitalist e imprenditori dell’innovazione italiana.
Obiettivo è chiedere interventi al prossimo governo proprio sulle start up, considerate emergenza nazionale. Nel 2017, dice il report, sono stati investiti 110,8 milioni in start up italiane, 68 milioni in meno rispetto ai 178 milioni del 2016 (-39%): è la prima volta negli ultimi tre anni che si assiste ad un’inversione di marcia rispetto alla crescita degli investimenti in neo imprese innovative.
Ma il problema dell’Italia è la mancanza di finanziatori per le oltre 10mila start up nostrane, tanto che nel 2017 sono stati investiti esattamente gli stessi soldi di cinque anni fa, del 2012. Così i 100 milioni investiti negli ultimi 12 mesi portano l’Italia a un abisso di distanza rispetto ai principali paesi europei, con Francia, Germania e Regno Unito che investono in maniera stabile cifre superiori ai due miliardi di euro annualmente.
Un’emergenza messa in luce anche dal guru israeliano del venture capital Yossi Vardi che dalle pagine del Corriere della Sera lancia un appello all’Italia:
“L’innovazione è diventata democratica. Quindici anni fa per creare qualcosa di importante dovevi avere l’appoggio di un governo e di una grande azienda. Adesso basta un’idea per trovare un finanziatore. Se in Italia volete crescere, aiutate le Startup”.