Trump presenta il maxi-piano per le infrastrutture: $1.500 miliardi per ammodernare il Paese
Un piano da 1.500 miliardi di dollari per rilanciare, come promesso durante la campagna elettorale, le infrastrutture del paese. È quello lanciato ieri dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che, parole sue, vuore “creare il più grande e audace investimento infrastrutturale nella storia degli Stati Uniti” . Tra gli obiettivi, l’ipotesi di privatizzare infrastrutture federali come gli aeroporti della capitale Ronald Reagan e Dulles International.
Ma quello che fa più discure è la formula per il finanziamento delle opere. Nell’ambizioso piano dell’inquilino della CasaBianca, presentato ieri durante un incontro con le autorità locali, i fondi federali copriranno solo 200 miliardi di dollari di spese, mentre saranno innanzitutto stati e municipalità a mobilitare risorse, coprendo fino all’80% dei costi.
Dei 200 miliardi federali, metà sono contributi a fondo perduto, che premiano chi raccoglierà proprie entrate per ponti o ferrovie, aeroporti o acquedotti. Sul fronte burocratico, Trump ha promesso di sveltire, a uno o due anni, procedure di approvazione in media vicine ai cinque anni.
La formula crea non poche perplessictà e di sicuro rende il piano difficile da approvare. Per diventare legge dovrà passare per undici commissioni e al Congresso già serpeggiano divisioni.