L’indice della paura, il Vix, è balzato a 50 punti nei giorni scorsi ma non dovrebbe andare molto più in alto. La correzione attuale è, per Peter Botoucharov, Em credit analyst di T.Rowe Price, un aggiustamento delle aspettative e delle valutazioni degli asset che può creare nuove opportunità
Tutto è iniziato con i dati sui salari americani, cresciuti lo scorso mese del 2,9%. I salari sono stati, finora, l’anello mancante nel ciclo di crescita economica degli Stati Uniti. Il balzo al livello più elevato dal 2009 ha fatto pensare gli investitori al ritorno in grande stile dell’inflazione e all’accelerazione nella normalizzazione delle politiche monetarie. I rendimenti dei titoli di Stato (Treasury Usa, ma anche il Bund tedesco) sono saliti e si è innescata la correzione che i mercati stanno ancora attraversando.
“È un momento di aggiustamento per le aspettative sull’inflazione e la valutazione degli asset”
è il commento di Peter Boutoucharov, Em credit analyst di T.Rowe Price, intervenuto all’inaugurazione dei nuovi uffici milanesi della società.
“Dobbiamo pensare – ha proseguito – che in precedenza abbiamo avuto un periodo di volatilità molto basso, con un calo continuo a partire dal 2012”.
Non sembra esserci quindi motivo di strapparsi i capelli dalla testa per l’ ‘impennata’ del Vix. Anche perché, come sottolinea Boutoucharov
“siamo in un periodo economico molto forte con una crescita sincronizzata a livello globale che proseguirà per i prossimi due o tre anni. È questa situazione ad aver aperto la porta a una normalizzazione delle politiche monetarie. Il risultato è che avremo mercati meno correlati. Ma questo è solo un bene per chi investe”.
Anche gli emergenti sono più forti
Anche i mercati emergenti, specializzazione di Botoucharov, sono ora più forti che in passato e in grado di sopportare meglio la pressione del rialzo dei tassi statunitensi (molte di queste nazioni sono indebitate in dollari Us).
“A partire dal 2012 – ha illustrato l’analista di T.Rowe Price – si è registrato un deleveraging nei mercati emergenti. Da metà 2017 questa tendenza si è invertita ma i livelli da cui si parte sono molto più bassi rispetto al picco toccato nel 2011. Inoltre, anche se Fed e Bce hanno iniziato il percorso di uscita dal Quantitative easing, la quantità di liquidità immessa sui mercati negli anni passati è stata enorme e per i prossimi cinque anni almeno rimarrà elevata. Bisogna poi tenere conto del panorama globale diversificato: ci sono paesi che stanno riducendo i tassi di interesse e altri che li stanno aumentando e questo permette di diversificare le strategie”.
L’esempio portato da Boutoucharov è andare corti, ossia vendere le obbligazioni dei paesi impegnati nel rialzo dei tassi e contemporaneamente comprare quelle dei paesi che li stanno abbassando.
Quali sono i rischi
I rischi principali, secondo l’analista di T.Rowe Price sono il protezionismo commerciale dell’amministrazione Trump “che potrebbe però contenere le pressioni rialziste sull’euro quindi non sarebbe così negativo per l’Eurozona”, i rischi geopolitici tra i quali la Corea del Nord, il Medio Oriente, la Turchia, le elezioni in Messico, Brasile e Russia e le sanzioni contro Russia e Iran, il rallentamento cinese e le conseguenze della Brexit”.
Nonostante ciò il contesto resta favorevole, soprattutto per i mercati emergenti. L’area gode infatti di una crescita più rapida rispetti a quelli sviluppati, con livelli di indebitamento inferiori.
“Diversificazione è un concetto chiave – ha concluso Boutoucharov – basti pensare che l’asset class del debito emergente vale circa 4.000 miliardi di dollari, un ammontare simile a quello del segmento dei bond societari americani”.
T.Rowe Price è una società americana con 1.047 miliardi di dollari di patrimonio in gestione (a fine gennaio 2018). Il 90% delle sue masse sono sugli Stati Uniti, il resto sui mercati internazionali.
“Questi ultimi – ha sottolineato il responsabile per l’Italia Donato Savatteri – mostrano però tassi di crescita maggiori”.
Presente da tre anni in Italia, la società ha presentato oggi i nuovi uffici a Milano.
“Da due risorse iniziali – ha ripreso Savatteri – oggi siamo 6 ma contiamo di proseguire a crescere. La nostra nuova sede testimonia la crescita e lo sviluppo solido e costante del business italiano in tutti i segmenti di clientela. Siamo arrivati tre anni fa non con intenti opportunistici ma con obiettivi di radicamento di lungo periodo. La nostra strategia non è quella di lanciare prodotti di moda ma svilupparli insieme con i nostri partner a seconda delle esigenze e delle richieste del mercato”.