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MICROSOFT, LE DUE SPONDE DELL’ANTITRUST

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Microsoft ha vinto ai punti la sua causa antitrust presso il giudice federale Colleen Kollar-Kotelly.

Microsoft rimane in posizione dominante nella rete Internet, ma dovrà fornire agli altri produttori le informazioni sulle tecnologie riguardanti la rete. E ciò per consentire ai concorrenti di renderle compatibili con i propri software. Le altre imprese però non le potranno clonare.

Se intendono adoperarle, dopo averle adattate ai loro computer, dovranno chiedere la licenza a Microsoft, che sarà obbligata a rilasciarla. Lo sviluppo delle licenze accrescerà gli utili di Bill Gates, anche se frazionerà i servizi Internet fra più operatori. Un canone troppo elevato però finirebbe per rendere problematica la concorrenza e inutili le stesse licenze.

E Sun Microsystems, che ritiene di aver dovuto sottostare a un prezzo esoso ha denunciato Microsoft al Dipartimento di Giustizia per operazioni tendenti a limitare il gioco del mercato. Il Dipartimento potrebbe trovare eccessivi i canoni e chiedere che siano ridotti salvo aprire un caso antitrust. Anche gli Stati ove risiedono altre imprese che non hanno voluto la licenza perché troppo costosa potranno fare ricorso al giudice federale.

Frattanto, con la vittoria ai punti, Microsoft incassa la fiducia degli ambienti finanziari e in un high tech che di tutto ha bisogno tranne che di caos, gli investimenti finalmente procedono. Queste buone regole del gioco hanno però un limite nel fatto che, in parallelo, la Commissione Europea (che non è una magistratura) ha il potere di multare Microsoft sino al 10% del suo fatturato, se non obbedirà alle ingiunzioni volte a rispettare le norme europee della concorrenza.

Fra queste vi è anche il principio dell’effetto leva. Microsoft, secondo Bruxelles, dovrebbe rimuovere dai computer il programma Media Player in quanto il legame con Windows lo aiuterebbe a prevalere su programmi come Real Player di un’impresa concorrente.

La Commissione poteva esprimere per tempo il suo giudizio su questo punto, cercando di influenzare quella di Washington. Non renderebbe invece un buon servizio all’Europa se si dedicasse ora al controcanto della laboriosa sentenza del giudice federale.

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