Per gli analisti di ING è esattamente in questo modo che si può dare il via a un periodo di recessione. Dopo i pannelli solari e le lavatrici, il presidente Usa Donald Trump ha deciso di voler chiudere le porte dell’America a materie prime fondamentali come acciaio e alluminio, materie che Washington importa ora in gran parte da Canada ed Europa, oltre che dalla Cina. Come?
Dalla prossima settimana, il presidente ha indicato che il governo statunitense imporrà dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio. Lo ha confermato ieri lo stesso Trump, promettendo di firmare un ordine esecutivo, anche se nessun altro dettaglio è stato reso pubblico dal presidente. Non è chiaro, per esempio, se siano previste esenzioni, ma Ue e Canada hanno già promesso contromisure.
Oggi in un tweet il capo della Casa Bianca ha affermato che “le guerre commerciali sono positive“, un messaggio che non è stato ben digerito dai mercati i quali, già in difficoltà da ieri dopo un mese di febbraio molto volatile e nel complesso da dimenticare, hanno accelerato al ribasso.
“Quando un paese (Usa) facendo commercio perde molti miliardi di dollari con quasi tutti i paesi con cui fa affari, le guerre commerciali sono positive e facili da vincere. Ad esempio, quando siamo in perdita di 100 miliardi di dollari con un determinato paese che inizia a fare il furbo, non facciamo più affari. Cosi vinciamo alla grande, è semplice!”
When a country (USA) is losing many billions of dollars on trade with virtually every country it does business with, trade wars are good, and easy to win. Example, when we are down $100 billion with a certain country and they get cute, don’t trade anymore-we win big. It’s easy!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 2 marzo 2018
Secondo il Wall Street Journal potrebbe essere l’errore più grosso del presidente. “Questo dazio punirà i lavoratori americani, inciterà alle ritorsioni che alla fine danneggeranno le esportazioni Usa, provocheranno divisioni politiche in patria e faranno arrabbiare gli alleati all’estero, compromettendo le sue riforme fiscali e di deregolamentazione”.
E difatti non si è fatta attendere la replica dei partner commerciali degli Stati Uniti, con Europa e altre potenze economiche mondiali che minacciano ritorsioni:
“L’Unione europea reagirà “in modo fermo e proporzionato per difendere i suoi interessi” ha detto il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, specificando che “La Commissione presenterà una proposta per ottenere contromisure compatili presso il WTO contro gli Usa per ribilanciare la situazione”,
Le nuove tariffe che Washington annuncerà la settimana prossima fanno inasprire le relazioni tra gli Usa e Canada, già messe alla prova dai negoziati in corso per revisionare il Nafta. Ora si rischia una vera e propria guerra commerciale. Per Robert Carnell, strategist della banca ING, “il mondo è sull’orlo di una guerra commerciale, è così che inizia una recessione. Il commercio è praticamente la sola cosa su cui gli economisti concordano – più ce n’è e più è meglio”.
Parlando ai legislatori del proprio Paese, Francois-Philippe Champagne, ministro canadese del commercio, ha detto che qualsiasi tariffa sull’alluminio e sull’acciaio canadese “sarebbe inaccettabile”, dal momento che i due paesi sono legati non solo da una partnership commerciale (Nafta) ma anche da un’alleanza difensiva. Il Canada infatti è membro del Norad (North American Aerospace Defense Command) oltre che della Nato. Pertanto il governo di Ottawa, ha detto il ministro, “risponderà all’eventuale introduzione dei dazi, per difendere i lavoratori canadesi”.
Non è sicuro che dazi Trump vengano imposti sul serio
Ma l’opposizione alle misure annunciate da Trump è anche interna al paese. La Business Roundtable – l’associazione che riunisce i Ceo delle più importanti aziende Usa – si è detta fortemente contraria alla decisione di Washington. Il sell-off c’è stato dopo un febbraio chiuso in negativo per via di timori di una Fed meno accomodante del previsto.
L’imposizione di tariffe da parte di Trump, tuttavia, creerebbe pressioni inflative. Non a caso il senatore repubblicano Orrin Hatch, che si occupa di politica commerciale e fiscale, ha detto che i dazi costituiscono “un aumento delle tasse di cui gli americani non hanno bisogno e che non possono permettersi”.
Non è comunque detto che le misure protezioniste entrino realmente in vigore. I dazi alle importazioni di alluminio e acciaio negli Stati Uniti potrebbero non vedere mai la luce secondo Andrew Kenningham, chief global economist di Capital Economics. Se invece sarà così, ci saranno probabilmente ritorsioni da parte dei partner commerciali del paese. La compravendita di acciaio e alluminio conta per circa il 2% degli scambi commerciali mondiali, pertanto “l’impatto sull’economia globale dei dazi annunciati da Trump sarà minimo”, stando ai calcoli dell’analista. Il fatto che sono giustificati con il pretesto della sicurezza nazionale, tuttavia, aumenta il rischio di ritorsioni.
“I dazi saranno veramente implementati”? si chiede Kenningham, “non per forza: dopo tutto stiamo parlando di Trump! Ha dichiarato che avrebbe firmato l’ordine esecutivo la prossima settimana, ma i Repubblicani al Congresso, le multinazionali Usa e gli alleati del paese faranno senza dubbio opposizione. Questo fattore e i cali del mercato azionario potrebbero convincere Trump a cambiare idea. Ed è anche possibile che quando l’ordine viene messo nero su bianco presenterà delle eccezioni per i paesi alleati come Canada e Germania,, che al contrario della Cina, esportano grandi quantità di acciaio in Usa”.