I motivi per vendere in Borsa sarebbero tanti: la minaccia dell’arrivo di tre o forse quattro (se l’inflazione dovesse salire ancora) rialzi dei tassi di interesse in Usa; le tensioni geopolitiche crescenti tra Russia e Occidente; le incertezze relative alle trattative sulla Brexit; le paure di una guerra commerciale a tutto campo; il mega rimpasto con girandola di avvicendamenti alla Casa Bianca che sta tarpando le ali alla fazione moderata dell’amministrazione Trump; uno scandalo imbarazzante che ha travolto il governo Abe in Giappone e infine lo spettro di un lungo stallo politico in Italia dopo l’esito incerto del voto del 4 marzo, se non della nascita di un governo inviso all’Europa. Nonostante tutti questi fattori, però, l’azionario continua in una fase di mercato rialzista che si protrae ormai da nove anni e il tutto avviene anche in un contesto di volatilità abbastanza contenuta.
Gli investitori per la verità hanno avuto un assaggio dal sapore molto amaro di quello che può capitare quando la volatilità schizza improvvisamente al rialzo. Il tonfo dei mercati di inizio febbraio ha portato a un picco di nervosismo e alla chiusura di alcuni fondi che speculavano al ribasso contro l’indice VIX. In questo frangente, invece, le Borse restano ben intonate senza troppi patemi, grazie – secondo gli analisti come Paul Dales, chief economist di Capital Economics – ai “fondamentali dell’economia globale relativamente robusti e alle prospettive positive per quest’anno e anche il prossimo”. Non a caso, “l’indice della paura”, come viene chiamato il VIX, è sceso in questi giorni nuovamente ai minimi di tutti i tempi.
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