Bank of America si dice estremamente sorpresa, persino “scioccata” dai massicci flussi di denaro in entrata nell’azionario. Una settimana dopo che la Borsa americana ha subito deflussi record nonostante il computo positivo dei fondi azionari globali, gli investitori sono tornati in massa a scommettere sui titoli delle Borse.
Sia i fondi azionari Usa che quelli globali hanno registrato investimenti record, con i timori legati alla guerra commerciale lanciata da Donald Trump contro Cina ed Europa che si stanno via via dissipando. Uno dei settori maggiormente premiati da questo ritorno in auge dell’azionario è il comparto tecnologico, che ha attirato miliardi di dollari secondo quanto riportato dalla banca americana.
Secondo il Chief Investment Officer di BofA, Michael Hartnett, una quantità record, pari a $43,3 miliardi, è stata investita nelle Borse questa settimana. I trader stanno ignorando i rischi che comportano i dazi all’import imposti dall’amministrazione Usa che in un primo momento avevano fatto traballare i mercati mettendo sotto pressione l’S&P 500.
Per i gestori e gli investitori della sfera della gestione attiva, tuttavia, questa non è una grande notizia, visto che quasi tutti i flussi di denaro in ingresso ($43,9 miliardi, anche questo un record) sono finiti nei fondi comuni ETF. Da inizio anno, ben 131 miliardi di dollari sono confluiti nei fond, mentre $21 miliardi sono andati alle strategie “Long Only“, caratterizzate da una gestione che prevede l’assunzione di posizioni lunghe dei gestori sui mercati azionari.
Nel frattempo i fondi obbligazionari hanno visto flussi di denaro più contenuti, pari a $2,4 miliardi. Guardando agli andamenti e trend più recenti, BofA stima che con 717 miliardi di dollari complessivi i flussi in entrata nell’azionario stiano superando in quantità quelli che confluiscono nei bond: sarebbe la prima volta dal 2013.
Secondo il direttore degli investimenti di BofA tali flussi dimostrano che “i clienti sono posizionati per un rialzo dell’EPS (utile per azione) per un incremento dei tassi di interesse a breve, per un aumento dei rendimenti obbligazionari e per un dollaro più debole”.
C’è qualcosa di strano che emerge dai dati riportati da BofA, tuttavia: i flussi record non sono in sintonia con i ritorni da investimento che garantisce l’azionario. Tutti i principali indici delle Borse europee sono ancora in rosso da inizio 2018, mentre l’indice S&P 500 è l’unico in rialzo, ma lieve. A preoccupare l’analista è l’appeal incredibile dei titoli tech.
Gli investitori non possono farne a meno e la scorsa settimana è stato raggiunto un nuovo record: 2,6 miliardi di dollari sono finiti nel comparto, un livello mai registrato prima. Anche gli eccessi dell’era del boom dot com sono stati superati. Finora nel 2018 ben 9,8 miliardi di dollari sono stati puntati sui fondi hi-tech: se continua così, su 12 mesi si arriverebbe a una cifra ‘monstre‘ di 46,5 miliardi.
Oggi ad aiutare l’azionario è l’andamento positivo della fiducia dei consumatori Usa, salita ai massimi di 14 anni in marzo, come certificato dai dati preliminari sull’indice misurato dall’Università del Michigan pubblicati alle 15 italiane. A Londra il listino FTSE 100 guadagna lo 0,2%, mentre in Usa il Dow Jones ora avanza dello 0,25% a 24.938 punti dopo un avvio titubante. Gli investitori non prendono comunque grandi rischi prima di conoscere l’entità dei nuovi dazi alle importazioni promessi da Trump e in attesa di sapere se ci saranno altri fuochi d’artificio a Washington, dove il presidente continua a cambiare in corso la squadra di governo.
La fiducia dei consumatori Usa sta aumentando più delle aspettative a marzo. L’indice del sentiment dovrebbe attestarsi a 102 punti dai 99,7 di febbraio, superando le attese degli analisti che erano per un livello a 99,3 punti. L’indicatore segnala un peggioramento dell’indice sulle aspettative che si ferma a 88,6 punti dai 90 precedenti. Migliora invece l’indice sulle condizioni correnti che arriva a 122,8 punti dai 114,9 di febbraio, sopra le attese di 114,5.