Oggi il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder potrebbero intendersi, dal punto di vista politico, sul coinvolgimento di Volkswagen nel nuovo piano industriale che si starebbe stilando per il salvataggio della Fiat, d’intesa tra Mediobanca e gli Agnelli.
Lo ha rivelato ieri sera una fonte finanziaria.
La Germania, attraverso la Bassa Sassonia, ha una partecipazione superiore al 20% in Volskwagen.
E’ l’ora delle grandi manovre, per Fiat: manovre di diplomazia armata, a giudicare da quanto emerso ieri nel corso della giornata e dalle parole dello stesso presidente Paolo Fresco in una durissima intervista a La Repubblica.
Il nuovo piano dovrebbe portare alla costituzione di un polo dell’auto di lusso, una sorta di “grande Ferrari”, con l’unificazione dei marchi Ferrari, Maserati e Alfa Romeo, e il rilancio delle auto medio piccole di casa Fiat.
Per Fiat SpA sarebbe allo studio un aumento di capitale.
Ieri però è stato scontro nel corso del consiglio di amministrazione della Fiat.
Contro la possibilità di attuare il nuovo piano, dal quale emergerebbe una Mediobanca agguerrita, ci sarebbero il presidente, Paolo Fresco, fautore dell’accordo con gli americani di General Motors, che ha fatto sentire la sua voce e che finora non ha presentato le dimissioni a differenza di Gabriele Galateri, e il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, che aveva tessuto l’intesa tra Fiat e le banche creditrici: IntesaBci, Unicredito, Capitalia, SanPaolo Imi.
Con il nuovo piano si metterebbe in discussione gli accordi con General Motors compresa la clausola “put” in base alla quale Fiat potrà vendere a GM l’80% della quota che ancora
controlla nell’auto.