Un modello informatico ideato da Goldman Sachs che si basa su cinque fattori di rischio diversi sta mandando un segnale di allarme, indice che una fase ribassista è dietro l’angolo, ma alcuni degli strategist più illustri della banca dicono di non farci caso.
Questo perché il livello di allerta è dovuto principalmente al basso tasso di disoccupazione e al buono slancio economico, piuttosto che al rialzo dei tassi di interesse e dell’inflazione di fondo.
“La bassa inflazione – precisa Goldman Sachs in una nota – è il motivo principale per cui alcune delle variabili appaiono sotto stress: significa che gli investitori dell’azionario non devono allarmarsi”. Insomma, l’inflazione è così bassa che ha mandato in tilt il sistema di previsione di una delle più grandi banche d’affari al mondo.
Anche perché la stessa banca ha sottolineato che un indice rialzista troppo spesso ignorato dai mercati dice che nel 2018 il mercato azionario salirà ancora.
Il tasso di disoccupazione è ai minimi dal 2000, al 4,1%, ma l’indice PCE ‘core’ – l’indicatore su cui si basa la Federal Reserve per misurare il livello dei prezzi al consumo – è ancora sotto all’obiettivo della banca centrale desiderato del 2%.
“È la paura di una recessione e il calo dei profitti aziendali a scatenare di solito una fase di mercato ribassista ciclica, che quasi sempre ha le sue radici in una politica monetaria aggressiva”, secondo quanto riferito dagli analisti Oppenheimer, Bell, Peytavin e Jaisson.
Il paniere delle blue chip Usa Dow Jones ha chiuso in territorio negativo la settimana scorsa, entrando in fase di correzione. Il calo di più del 10% ha spinto il paniere delle blue chip ai minimi di 52 settimane, mentre l’indice S&P 500 e il listino dei tecnologici Nasdaq hanno fatto il loro ingresso in una fase negativa il mese scorso, ma poi hanno recuperato terreno. Un mercato ribassista si apre quando un indice o una Borsa scende almeno il 20% sotto i massimi di un anno.