Nel 2030 gli asset under management arriveranno a 17.000 miliardi di dollari, sei volte quelli attuali. Ci sarĂ spazio anche per gli attori del risparmio gestito esteri ma sarĂ limitato. Azimut e Generali le italiane giĂ presenti
Tutto in Cina ha dimensioni gigantesche. Viene in mente la Grande Muraglia, lunga oltre 8mila chilometri, o la popolazione, che nel 2017 si attesta a 1,38 miliardi di persone. Persone che, in maggioranza, si avviano verso la maturità della propria vita e in un contesto di benessere crescente. Che cosa questo voglia dire per l’industria del risparmio gestito risulta chiaro dai dati contenuti nello studio della società di consulenza CaseyQuirk.
Un mercato grande quanto il Vecchio continente
Il risparmio gestito cinese conta su asset under management per 2.800 miliardi di dollari (dato del 2017). Una cifra giĂ grande che supera abbondantemente un mercato importante come quello italiano (2.100 miliardi di dollari di aum). Ebbene, nel 2030 tale valore supererĂ i 17.000 miliardi di dollari secondo lo studio, preceduto in dimensioni solo dal mercato statunitense.
La crescita sarà guidata da fattori demografici e politici. Tra i primi il rapido incremento della ricchezza degli investitori, tra i secondi il supporto dell’amministrazione cinese ai sistemi pensionistici e al miglioramento dell’efficienza dei mercati azionari e obbligazionari.
Spazio limitato per i gestori esteri
La parte del leone nella gestione dei risparmi cinesi la faranno gli operatori locali. Secondo la ricerca, infatti, nel 2030 solo il 6% degli asset under management (si tratta comunque di mille miliardi di dollari) saranno gestiti da società di asset manager estere. Anche dall’Italia si guarda con interesse al mercato cinese. Attualmente sono presenti Azimut e Generali.
Per avere accesso alla maggior parte della crescita cinese gli operatori stranieri dovranno collaborare con quelli locali.
“Il mercato cinese continuerà a essere dominato da compagnie cinesi. Non tanto a causa degli ostacoli regolatori all’ingresso di operatori esteri ma piuttosto per la pronunciata predisposizione dei cinesi per le asset class domestiche, il che favorisce le società locali. Inoltre la forte presenza sul mercato degli operatori locali, il forte legame con i distributori e lo sforzo per costruire dei marchi riconoscibili saranno elementi difficilmente replicabili dagli entranti. Si pensi al mercato statunitense, caratterizzato da una predilezione per gli asset domestici. Pur in assenza di regolamenti protezionistici, il mercato rimane dominato da gruppi locali”.
Lo spazio a disposizione per le societĂ estere deriverĂ soprattutto dal vantaggio nella conoscenza delle asset class internazionali.