Nella serie di accuse rivolte alla Cina dal presidente americano Donald Trump c’è anche quella di manipolazione valutaria. In realtà – secondo un’analisi di TD Securities – ci sono altri paesi che rispecchiano più della Cina i criteri messi a punto dal Dipartimento del Tesoro americano per definire un paese come manipolatore di valuta.
In attesa del prossimo rapporto del Tesoro, che dovrebbe essere diffuso questo mese, e che fa il punto sul mercato dei cambi, gli esperti di TD Securities ricordano i tre criteri che un paese deve soddisfare per entrare nel mirino di Washington:
- Avere un surplus commerciale significativo con gli Stati Uniti
- Avere un surplus delle partite correnti con gli Stati Uniti
- Essere coinvolto in un “persistente, unilaterale” intervento sul mercato dei cambi
Secondo l’analisi di TD Securities, i quattro paesi che piú di ogni altro hanno centrato nel 2017 questi ctiteri sono la Thailandia, la Corea del Sud, il Giappone e l’India. Pertanto, secondo gli esperti, sono queste le economie a rischio di “richiami da parte dell’amministrazione statunitense”. La Cina è invece esclusa dalla lista.