Il Federal Open Market Committee della Banca Centrale degli Stati Uniti, presieduto da Alan Greenspan, ha deciso di alzare i tassi a breve (federal funds, cioe’ quelli che le banche addebitano l’un l’altra nelle operazioni overnight) passando da una soglia del 5,25 al 5,50%.
La Fed ha anche a sopresa aumentato il tasso di sconto, nella stessa misura, cioe’ lo 0,25%. E’ importante notare che la Fed – la quale ha spiegato l’intervento sui tassi come misura preventiva per combattere l’inflazione, alla luce dello sviluppo eccessivo dell’economia americana (”i rischi di uno sviluppo sostenibile esistono”) – ha anche adottato un atteggiamento ”neutrale” in termini di politica monetaria futura, facendo un passo indietro dunque rispetto alla precedente ”inclinazione” verso l’irrigidimento. Tra i passaggi del testo Fed da mettere in evidenza: ”bisogna contenere il serbatoio dei lavoratori sul mercato”.
Immediata la reazione del sistema bancario. La Bank of America ha subito annunciato, per prima tra i grandi istituti di credito, l’aumento del prime rate, all’8,50%.
La reazione a Wall Street e’ stata per pochi secondi di euforia, immediatamente dopo l’annuncio della Fed, con un rialzo del Dow Jones a + 133 punti e dell’indice Nasdaq a + 50 punti; in un secondo momento sono intervenute invece valutazioni piu’ riflessive da parte degli operatori, e gli indici, pur mantendosi in terreno nettamente positivo, si sono stabilizzati a livelli di prezzo inferiori.
Alle 15:00 la situazione a Wall Street era la seguente: Dow Jones + 64 punti (+0,60%) a 10.825. S&P 500 + 13 punti (+0,94%) a 1.407, e Nasdaq + 46 punti (+1,43%) a 3.265. Per l’indice dei titoli tecnologici si tratta del nuovo record storico, l’undicesimo di seguito negli ultimi 13 giorni.
Invece si e’ registrata una reazione negativa sul fronte obbligazionario, con il T-Bond inn netto ribasso e il rendimento in rialzo al 6,6%.