Economia

Dal 2019 in pensione a 71 anni: chi subirà l’aumento

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Dal 1° gennaio 2019 aumentano i requisiti richiesti per poter andare in pensione e li indica nel dettaglio l’Inps con la circolare n. 62 del 4 aprile 2018.

L‘Inps ricorda che dall’anno prossimo si potrà andare in pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia solo con 43 anni e tre mesi di contributi (42 anni e tre mesi per le donne). Saranno esentate dall’aumento dei requisiti i lavoratori impegnati in lavori gravosi delle 15 categorie definite dal governo. Inoltre dice l’Istituto nazionale di previdenza sociale guidato da Tito Boeri per ottenere la pensione di vecchiaia, nel periodo 1° gennaio 2019 – 31 dicembre 2020 bisognerà avere almeno 67 anni di età. In alcuni casi il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione si alzerà addirittura a 71 anni.

“Con riferimento ai soggetti il cui primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996, l’adeguamento all’incremento della speranza di vita previsto dal decreto in parola deve altresì applicarsi al requisito anagrafico previsto dall’articolo 24, comma 7, della legge n. 214 del 2011, che consente l’accesso alla pensione di vecchiaia con un’anzianità contributiva minima effettiva di cinque anni e che, dal 1° gennaio 2019, si perfeziona al raggiungimento dei 71 anni”.

Così si legge nella circolare Inps. Ma chi sono i contribuenti che devono aspettare di compiere 71 anni per andare in pensione? Si tratta di coloro che avranno meno di 20 anni di contributi, ma almeno 5, con il primo accredito avvenuto dopo il 1996.

Intanto si ritorna a parlare di abolizione della riforma Fornero, uno dei cavalli di battaglia della Lega Nord uscita vincente dalle appena passate elezioni di marzo. Carlo Cottarelli, l’ex commissario alla spending review, nel corso di unintervista a Gianni Minoli sottolinea:

“Abolire la legge Fornero ci costerebbe per i primi anni almeno 15 di miliardi l’anno. Bisognerebbe trovare le coperture, ma non è facile (…) poi dipende naturalmente da come si scrivono i provvedimenti e si possono sempre trovare le coperture. Il debito non deve essere ripagato, deve scendere rispetto al Pil. Se il rapporto tra debito e Pil scende, bisogna evitare il numeratore cioè che aumenti il debito. Non si può fare aumentando il deficit sperando che questo faccia crescere l’economia. Bisogna che il Pil cresca, perché si fanno riforme strutturali”.