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Borse tese per Siria e verbali Fed: la chiave è il petrolio

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Aspettando che la stagione delle trimestrali entri nel vivo, le Borse in Europa e in Asia sono nervose, con gli investitori che non hanno apprezzato le minute della Fed relative all’ultima riunione di marzo, per via delle prospettive di una strategia di politica monetaria più aggressiva del previsto, e che temono l’intensificarsi del conflitto in Medioriente e un caos politico a Washington. Il petrolio, al suo quarto giorno consecutivo di rialzi, si è portato sui massimi di tre anni, mentre i Treasuries e il dollaro sono compatti. Dai verbali della Federal Reserve è emerso che  il ritmo delle strette monetarie potrebbe essere un po’ più sostenuto del previsto, nonostante i rischi al ribasso evidenti con la guerra commerciale a tutto campo tra Cina e Stati Uniti che potrebbe avere un impatto negativo sul Pil della prima economia al mondo.

Ora gli investitori, in un contesto di crescente volatilità che le case di gestione intervenute al Salone del Risparmio reputano per lo più salutare, scommettono in un ciclo di rialzo dei tassi più moderato. Secondo gli analisti di Barclays le tensioni geopolitiche, con i timori di una escalation della guerra per procura in Siria che si stanno intensificando dopo le minacce del presidente Usa Donald Trump di sferrare un attacco, sono destinate a spingere il petrolio WTI sopra i 70 dollari al barile tra aprile e maggio. Nella seconda parte dell’anno potrebbe invece aprirsi una fase di correzione. Il petrolio, che ha toccato ieri i massimi di tre anni, oggi viaggia sui $72,30 al barile (contratto sul Brent), forte di un rialzo dello 0,32%.