L’azionario è in timido rialzo mentre prende il via la stagione delle trimestrali con gli utili delle grandi banche americane. Si parte con i conti di Citigroup, Wells Fargo e JP Morgan Chase, con gli analisti interpellati da Thomson Reuters che si aspettano in media profitti del 18,5% più alti rispetto a un anno fa per le società quotate sull’indice S&P 500. Gli investitori sono tesi per le possibili conseguenze sull’economia globale del braccio di ferro commerciale tra Cina e Stati Uniti e valutano anche l’impatto delle tensioni geopolitiche in Medioriente. Ma dal Salone del Risparmio i grandi manager del risparmio gestito invitano gli investitori a guardare piuttosto ai fondamentali e a ragionare in un’ottica di lungo termine. Fatto sta che la volatilità è alta, anche per via degli sbalzi di umore di Donald Trump, che non ha mostrato grande coerenza nell’affrontare questioni politiche ed economiche fondamentali. L’atteggiamento ha innervosito gli operatori delle Borse nelle ultime settimane.
Dopo aver messo a segno rialzi di mezzo punto percentuale, l’indice MSCI della regione Asia Pacifico – in rialzo del 2% in settimana – oggi è a mala pena sopra la linea di parità. Sul fronte macro, occhio ai dati sull’inflazione in Eurozona. In Cina le esportazioni sono inaspettatamente scese del 2,7% su base annuale in marzo, mentre i prodotti importati sono balzati più del previsto. Il risultato ha spinto i rendimenti dei titoli decennali australiani governativi in rialzo di 7 punti base. È uno scenario favorevole al dollaro australiano. In Usa viene pubblicato l’indice della fiducia dei consumatori preliminare di aprile. Dopo essersi portata sui massimi dal 2004, la fiducia misurata dall’Università del Michigan è oggi messa alla prova dalla guerra dei dazi.