Le sanzioni degli Stati Uniti contro gli oligarchi miliardari russi stanno provocando un esodo di denaro e fondi dalla Lettonia, una nazione dei paesi baltici che è già alle prese con uno scandalo di riciclaggio di denaro sporco che ha compromesso la fiducia nel sistema bancario.
Le misure coercitive contro gli imprenditori, le società e i funzionari russi sono state prese in seguito all’avvelenamento di una ex spia russa in Inghilterra, che l’Occidente ritiene sia stata pianificata dal Cremlino. La vicenda ha raffreddato i rapporti tra il Regno Unito e gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
L’escalation delle tensioni diplomatiche ha già spinto il presidente americano Donald Trump a ordinare l’espulsione di 60 diplomatici russi. Le sanzioni hanno convinto diverse banche lettoni a interrompere i rapporti con le entità e le persone colpite dalle misure.
Ne ha parlato a Bloomberg il direttore della Commissione dei Mercati finanziari e di capitale del paese. “Ci sono un numero di soggetti tra quelli citati nella lista”, ha spiegato Peters Putnins in un’intervista concessa venerdì da Riga, senza però fare nomi.
Le sanzioni Usa hanno compromesso gli interessi di diversi miliardari tra cui il magnate dell’alluminio Oleg Deripaska, il cui gruppo United Company Rusal – la seconda azienda al mondo nel settore per livelli di produzione – ha perso circa il 60% del suo valore in Borsa dal momento dell’annuncio alla chiusura dei mercati venerdì scorso.
I capitali esteri stavano già lasciando la Lettonia prima che esplodesse la controversia legata al tentato omicidio di Sergei Skripal: il terzo istituto di credito più grande del paese è stato costretta a interrompere le attività in seguito alle accuse di aver in gestione denaro illecito.
A rendere ancora più grave la situazione della Lettonia è il fatto che la banca centrale del paese si sta difendendo dalle accuse di tangenti, che stanno mettendo tra l’altro in imbarazzo anche la Bce e Mario Draghi.