Il celebre adagio anglosassone “sell in May and go away” (“vendete a maggio e state lontani” dal mercato azionario) fa riferimento a un calo stagionale delle Borse a partire dal mese di maggio. Secondo questa teoria, le performance dei titoli azionari avrebbero la tendenza a essere migliori nel periodo che va da novembre ad aprile, rispetto alla fascia maggio-ottobre.
A giudicare dall’andamento degli ultimi trent’anni, la conclusione che si potrebbe trarre basandosi sulle prove delle Borse in passato, è che vendere in maggio conviene, ma non è il caso di abbandonare del tutto il mercato azionario americano.
Certo, il recente superamento della soglia spartiacque del 3% da parte dei rendimenti obbligazionari americani ha complicato ancora più le cose per Wall Street, con lo strategist Andrew Lapthorne di Societe Generale che consiglia di stare effettivamente attenti a non rimanere troppo esposti all’azionario americano. Ma se si fa affidamento sui dati a disposizione, l’andamento della Borsa Usa è stato superiore a quello degli altri mercati azionari principali negli ultimi anni.
Rialzo tassi e debito societario rendono azionario vulnerabile
Secondo l’head of global quantitative research della banca francese il debito aziendale su livelli record e le valutazioni eccessive dei titoli di Borsa dopo i record su record messi a segno negli ultimi mesi, hanno reso l’azionario poco attraente. Finora gli investitori, a parte il grosso passo falso di febbraio, hanno in generale continuato a credere in un rafforzamento dei listini azionari nonostante i valori record degli indici di Borsa.
Questo per via di una serie di fattori, tra cui la crescita dell’economia globale coordinata e l’inflazione ancora fredda (Goldilocks Economy), le trimestrali societarie positive e i tassi di interesse ancora relativamente bassi rispetto alla media storica. Ma con un rialzo dei rendimenti obbligazionari e un’inflazione in aumento, le Borse potrebbero facilmente perdere slancio proprio ora che maggio è alle porte.
Anche dopo il calo brusco delle Borse che ha provocato una perdita di più del 10% per l’indice S&P 500 e che ha abbassato nettamente i rapporti P/E – ossia tra prezzo di Borsa e stime sugli utili – i valori oggi come oggi restano saldamente ben al di sopra delle medie storiche. Secondo FactSet, il rapporto P/E a 12 mesi per le 500 società quotate sull’S&P è pari a 16,5 volte, quando la media a 5 e 10 anni è rispettivamente di 16 e 14,2.
I livelli elevati di debito aziendale sono uno dei motivi per cui gli investitori sono preoccupati da un incremento dei tassi. Se i costi di finanziamento salgono calerĂ il numero di societĂ in grado di finanziarsi. Il 24 aprile, per la prima volta da gennai 2014, il tasso decennale dei Bond americani ha toccato e superato il 3%.
Storicamente sono valori relativamente bassi, ma secondo alcuni guru dei mercati come Jeff Gundlach di DoubleLine Capital, soprannominato il Re dei Bond, i tassi sono destinati a salire ancora, così come l’inflazione. Un aumento degli interessi potrebbe compromettere gli investimenti e le attività creditizie di molte società Usa, la cui leverage si trova già su livelli record.
Usa meglio delle altre Borse in maggio-settembre
In termini di performance di mercato si rileva una discrepanza storica notevole tra la performance media degli Stati Uniti e quella del resto del mondo negli ultimi 30 anni (vedi grafico a cura di Bloomberg sotto riportato).
Andando ancora più indietro con le lancette, dal 1945 al 2011 si scopre che l’indice S&P 500 ha visto una prova positiva nel 78% dei casi tra novembre e aprile, con un computo (extra dividendo) osservato del +6,8% di media. Al contrario, da maggio a ottobre la frequenza di rialzi scende al 64%, per una performance del +1,3%.
E sempre dal punto di vista statistico, per il 90% dei portafogli analizzati da un advisor istituzionale, negli ultimi 10 anni giugno è stato il mese peggiore. L’altro mese da cui stare alla larga nel semestre storicamente sfavorevole all’azionario è agosto. Nel grafico elaborato dalla società si nota che la prova relativamente magra del +0,39% registrata in maggio dalle Borse mondiali, fa un figurone se si confronta con quella di giugno (vedi grafico in fondo).
Giugno il mese peggiore in cui investire in Borsa
“L’analisi delle dispersioni dei rendimenti mensili delle principali Borse mondiali mostra in maniera inequivocabile come vi siano alcuni periodi dell’anno in cui gli indici azionari fanno meglio, e altri in cui fanno peggio della media”, osserva il consulente. “Analizzando gli ultimi 10 anni possiamo notare come il mese che statisticamente ha la maggior probabilità di registrare un rialzo è quello di aprile. Il rendimento medio di 35 tra i maggiori indici azionari mondiali, ovviamente nella versione total return, ossia depurata dalla componente dividendi, registra un rialzo medio annuo pari al 2,68%.
Sebbene si sia chiuso con un computo positivo, anche il mese di settembre ha fruttato ritorni decisamente miseri. Nella fase considerata favorevole all’azionario (novembre-aprile) i due mesi peggiori sono stati novembre e gennaio, mentre marzo, aprile e luglio si sono rivelati quelli migliori.
“Altri mesi interessanti in ottica rialzista sono luglio +2,23%, marzo +2.01% e dicembre +1,57%. I mesi che invece sono più propizi per strategie ribassiste sembrerebbero essere novembre -0,63%, gennaio -1,38%, agosto -1,42% e giugno -1,53%”.