Chiude i battenti Cambridge Analytica, la società di dati britannica finita nella bufera per aver lavorato per il presidente Donald Trump durante la campagna elettorale del 2016. Il gruppo non ha retto allo scandalo dei dati Facebook e ha annunciando lo stop “immediato” di tutte le sue attività e l’avvio delle procedure di insolvenza in Gran Bretagna in seguito alla perdita di numerosi clienti e le potenziali elevate spese legali delle indagini avviate per far luce sull’accaduto.
“Negli ultimi mesi siamo stati oggetto di numerose accuse infondate e, nonostante i nostri sforzi di rettifica, siamo stati denigrati per attività che non solo sono legali ma sono anche ampiamente accettate come componente standard della pubblicità online sia nell’arena politica sia in quella commerciale” afferma Cambridge Analytica, sottolineando che oltre alla procedura di insolvenza in Gran Bretagna saranno avviate parallelamente le operazioni per la bancarotta negli Stati Uniti.
Nonostante la “precaria condizione finanziaria”, la società si impegna a far fronte a tutti gli obblighi nei confronti dei suoi dipendenti, inclusa la distribuzione delle indennità di fine rapporto.
Cambridge Analytica è accusata di aver raccolto i dati di 87 milioni di utenti Facebook e di averli poi usati a scopi politici senza previa autorizzazione.
La situazione della società si era aggravata con il video choc del suo amministratore delegato, Alexander Nix, ora sospeso, mentre si lasciava andare a commenti sulle tattiche seguite in campagna elettorale per far vincere i clienti della società: tattiche che includevano prostitute, ex spie, mazzette e fake news. E fra i clienti di Cambridge Analytica c’era il presidente americano. Donald Trump? “L’ho incontrato tante volte. Lo abbiamo fatto vincere noi”, aveva detto Nix nel video catturato da Channel 4, vantandosi del ‘lavoro sporco’ fatto dalla sua società per aiutare il tycoon a trionfare nelle urne delle presidenziali americane.