Dopo 10 anni, gli italiani si trovano ancora a fare i conti con i danni provocati dalla crisi economica che, tra il 2007 e il 2018, ha bruciato oltre 20mila euro di ricchezza personale. È la fotografia scattata dall’outlook Italia 2018 realizzato da Confcommercio e Censis. Sullo sfondo, il calo della fiducia sul futuro (scesa a marzo 2018 a 15,4 punti) e le preoccupazioni per la mancanza di lavoro. Con l’evasione fiscale e il fisco oppressivo giudicate le zavorre più pesanti per il Paese.
In questo contesto, le famiglie italiane hanno ridotto i consumi di alcuni beni e servizi per “mettere da parte dei soldi per eventuali imprevisti” saliti a marzo 2018 a 17,3 punti dai 12,6 punti del dicembre 2016. La ricchezza media totale delle famiglie è scesa dal 2017 di oltre 20.000 euro. Il taglio maggiore ha riguardato la ricchezza immobiliare, scesa da 86mila e 75mila euro circa a testa mentre il reddito disponibile è diminuito dai 20.771 euro del 2007 ai 18.845 euro del 2018 (circa 2mila euro a testa). Con mille euro in meno a famiglia disponibili per i consumi.
“Nei comportamenti di spesa-consumo – ha spiegato Mariano Bella direttore dell’ufficio studi di Confcommercio – è presente un’ampia incertezza giustificata da un mancato recupero dei livelli pre-crisi e lentezza della ripresa attuale”.
Accanto al calo complessivo della ricchezza finanziaria, la ricerca evidenzia la tendenza delle famiglie a rimanere “liquide” lasciando una quantità crescente delle proprie risorse finanziarie in conti correnti e in depositi a vista.
Nel 2007, a fronte di una ricchezza finanziaria complessiva di 64.632 euro la parte lasciata su conti correnti o depositi era di 12.212 euro, nel 2018 a fonte di una ricchezza finanziaria di 55.629 la parte “liquida” è salita a 14.683.
“Il rallentamento dell’economia e l’incertezza stanno riducendo la fiducia delle famiglie, che rappresenta un elemento indispensabile per consolidare i consumi e dare smalto alla ripresa. Lo stallo politico non aiuta – ha commentato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. La mancanza di lavoro e il rischio di aumento dell’IVA esplicitano e rendono concreta la necessità per l’Italia di proseguire sulla strada delle riforme, ad iniziare dalla riforma fiscale. E’ una partita dove o si vince o si perde”.