Nella politica commerciale schizofrenica di Donald Trump, arriva un colpo di scena. Dopo aver condannato alla chiusura il colosso cinese di elettronica e telecomunicazioni Zte, a colpi di sanzioni per ragioni di sicurezza nazionale e violazione di embarghi, il presidente degli Stati Uniti ha fatto marcia indietro, promttendone ora il “salvataggio”.
Il passo indietro era stato annunciato ieri dallo stesso Trump via Twitter:
“Io e il presidente Xi stiamo lavorando insieme per garantire alla società di telecomunicazioni cinese Zte un modo per tornare velocemente alla sua attività. Troppi posti di lavoro si stanno perdendo in Cina”, aveva scritto il tycoon, spiegando di aver dato istruzioni precise al dipartimento al commercio.
Ma quale sia il motivo dietro il cambio di rottta lo spiega il Wall Street Journal, secondo cui gli Stati Uniti e la Cina stanno per siglare un accordo in base al quale la cinese Zte verrebbe “perdonata” per avere violato sanzioni americane in cambio della rimozione da parte di Pechino dei dazi su miliardi di dollari di prodotti agricoli americani annunciati all’inizio di aprile come ritorsione per i dazi Usa imposti sull’acciaio e sull’alluminio cinese esportato in Usa.
L’amministrazione Trump teme che gli agricoltori si ribellino mettendo a repentaglio le elezioni di metà mandato con cui i repubblicani sperano di mantenere il controllo di Camera e Senato.
Come se non bastasse, nell’intesa si prevede inoltre che l’antitrust cinese riprenda l’analisi dell’acquisizione dell’olandese Nxp da parte dell’americana Qualcomm.