“Gli investimenti tedeschi verso gli Stati Uniti, come risultato della riforma fiscale potrebbero aumentare, mentre gli investimenti statunitensi in Germania dovrebbero aumentare in misura minore”, così si legge in una nota inedita del ministero delle Finanze tedesco, pubblicata dallo Spiegel. Nell’ambito della maxi riduzione delle tasse targata Trump l’imposta sui redditi delle società è stata ridotta dal 35 al 21%.
Secondo lo Spiegel online le sanzioni di Donald Trump contro l’Iran sarebbero in realtà sanzioni contro l’Europa e in particolare la Germania. La combinazione delle sanzioni contro terze parti e con le modifiche alle leggi fiscali statunitensi porterebbe un gran numero di aziende tedesche ad avere un enorme interesse a spostare la propria attività negli Stati Uniti.
Nel 2015 le controllate americane di società tedesche erano 4762 per un fatturato complessivo di circa 532 miliardi di euro.
Le sanzioni contro l’Iran includono anche penalizzazioni per le società non statunitensi che continuino a fare affari con il Paese mediorientale. Richard Grenell, ambasciatore degli Stati Uniti in Germania, aveva avvertito in un tweet: “Le aziende tedesche che fanno affari in Iran dovrebbero interrompere immediatamente le operazioni“.
Bruno Le Maire, il ministro delle finanze francese, aveva replicato la scorsa settimana: “Dobbiamo lavorare tra noi in Europa per difendere la nostra sovranità economica europea”. Il sospetto è che l’Iran sia un pretesto ideale per penalizzare le companies europee che esportano negli Usa, a partire da quelle tedesche.
Il ministero delle Finanze di Berlino ha però sottolineato che non ci sono ancora in atto “piani concreti da parte delle società per trasferire attività o strutture a valore aggiunto a causa della riforma fiscale degli Stati Uniti negli Stati Uniti a breve termine”.