“Il contratto prevede un chiaro rafforzamento del ruolo dello Stato nell’economia, in aperta rottura con gli sviluppi degli ultimi due-tre decenni in cui nei principali Paesi avanzati lo stato era arretrato rispetto al mercato” . Così Carlo Cottarelli, Direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici, scrive in un articolo pubblicato sul quotidiano la Stampa, commentando la versione finale del “contratto per il governo del cambiamento” tra Movimento Cinque Stelle e Lega apparso sulla stampa italiana qualche giorno fa.
“Beh- continua Cottarelli- non è che nel nostro Paese il mercato abbia poi fatto mai tanta strada. Se da un lato si privatizzavano molte imprese a livello nazionale, dall’altro il «capitalismo degli enti locali» cresceva a dismisura (con le sue oltre 10.000 società partecipate).
Un esempio chiaro del trionfo dell’allargamento del ruolo dello Stato nell’economia:
“è l’accettazione del principio del deficit pubblico come motore della crescita attraverso più «investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno al potere d’acquisto delle famiglie». Il contratto comporta aumenti di spesa pubblica di oltre cinquanta miliardi. Poi però, visto che lo Stato, oltre ad essere presente, deve anche essere generoso viene pure previsto un taglio massiccio della tassazione attraverso la flat tax, la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva e tagli alle accise, con un potenziale effetto complessivo sul deficit tra i 110 e i 125 miliardi di euro a regime. Il contratto non dice quasi nulla sulle coperture”.
Non solo. Per Cottarelli,
Troviamo nel contratto tante altre cose che ampliano il ruolo dello Stato nell’economia. C’è la banca per gli investimenti, che dovrebbe fra l’altro effettuare finanziamenti all’innovazione «con il fine di perseguire le politiche di indirizzo del ministero dell’Economia e delle finanze». Sempre nel settore finanziario, c’e l’intenzione di mantenere il Monte dei Paschi di Siena nell’area pubblica («lo Stato azionista deve provvedere alla ridefinizione della mission… in un’ottica di servizio»). C’è lo Stato che interviene in soccorso di chi sembrerebbe penalizzato dalle logiche di mercato, compresi i piccoli azionisti delle banche (che verrebbero esclusi da un eventuale bail-in), e, naturalmente chi non ha un reddito superiore ai 780 euro e che quindi riceverebbe il reddito di cittadinanza (…) Il contratto promette anche di ridurre al minimo la compartecipazione dei cittadini alla sanità, anche di quelli che magari potrebbero permettersi di pagare qualcosa.
Sempre a proposito del programma di governo M5S-Lega, Cottarelli, ospite due giorni fa di Lucia Annunziata a ‘Mezz’ora in più’, su Rai3 aveva specificato che:
“La dimensione delle risorse per fare tutte queste cose, dalla flat tax al reddito di cittadinanza, si aggira intorno a 110-125 miliardi, un mucchio di soldi“, spiegando che “la mia spending review era di 32 miliardi ed era comunque difficile”. “Si parla genericamente di riduzione degli sprechi – ha aggiunto l’economista – finché non si dice cosa si vuol fare tutto sembra facile. La difficoltà inizia quando dico: ‘io voglio tagliare questa cosa’, quando si entra nel particolare. L’unica cosa indicata sono i vitalizi e il taglio dei parlamentari, da cui tutto sommato vengono fuori 500 milioni di risparmi a fronte di 125 miliardi di spese”.