Le politiche proposte dal nascente governo Lega-M5s “hanno senso”, sono invece “le regole dell’Eurozona a essere assurde”: titola così uno dei pochi articoli della stampa internazionale a favore della nuova coalizione “populista” che potrebbe presto insediarsi a Roma. A firmarlo è l’editorialista economico del Guardian, Larry Elliott, che vede nella stagnazione italiana una diretta conseguenza dell’ingresso del Paese nell’euro.
Un’adesione che, come ricorda lo stesso Elliott, fu fatta nonostante l’incompatibilità con i parametri economici richiesti. Le conseguenze di un’uscita dall’euro, però, sarebbero tanto devastanti da non convenire politicamente nemmeno a un governo apertamente eurocritico.
Il contratto di governo, ha notato Elliott, ha dunque rimosso le parti più esplicite sul tema, focalizzandosi su una politica economica espansiva apertamente in contrasto con le regole europee. L’editorialista del Guardian, tuttavia, ritiene che questa sfida a Bruxelles sia giustificata in quanto i vincoli fiscali dell’Eurozona sono “assudamente deflazionisti”.
“Come ha rilevato Dhaval Joshi della BCA Research, l’Italia è per certi versi simile al Giappone”, scrive Elliott, “entrambi i paesi hanno incontrato difficoltà perché le loro banche si sono rivelate incapaci di prestare al settore privato. Il Giappone ha risolto questo problema facendo in modo che il settore pubblico concedesse prestiti, anche se ciò significava un forte aumento del suo rapporto debito/Pil. L’Italia è in una posizione peggiore perché le regole fiscali della zona euro significano che non le è stato permesso di gestire maggiori deficit di bilancio”.
Eppure “l’Italia ha un indebitamento totale inferiore – come somma di privato e pubblico – rispetto a Gran Bretagna, Francia e Spagna, ma per quanto riguarda le norme fiscali dell’Ue si dà rilievo solo alle questioni di debito pubblico”.
Limitarsi ad attaccare l’incompatibilità fra le politiche di Lega e M5s con le regole europee eluderebbe il vero problema: ossia che sono i vincoli dell’Eurozona che andrebbero aggiornati. In tal senso, Elliott sostiene che si potrebbe “consentire ai membri della zona euro più libertà di gestire politiche fiscali che soddisfino le loro esigenze, che è ciò che la coalizione populista italiana sta chiedendo”, mentre, “allo stato attuale, le regole implicano che qualsiasi paese in difficoltà può solo rendersi più competitivo attraverso la deflazione interna: ovvero taglio dei costi e austerità”.