ROMA (WSI) – Il prezzo del greggio continua a salire arrivando a sfiorare la soglia dei $79 al barile contro gli appena 26 dollari al barile del febbraio 2016 e questo sulla scia delle notizie provenienti dall’altra parte del mondo dove la tensione tra le due superpotenze, Usa e Cina, sembra raffreddarsi e il Venezuela rielegge Maduro.
Proprio la recente vittoria di Nicolas Maduro ha riacceso la probabilità che gli Stati Uniti possano reintrodurre sanzioni per il paese che andrebbero ad abbattersi proprio sul greggio. A questo si aggiungono le sanzioni sia quelle già reintrodotte sull’Iran che insieme potrebbero determinare un vero e proprio shock energetico sul mercato petrolifero.
Come scrive Repubblica, proprio le posizioni degli stessi Stati Uniti nei confronti dell’Iran potrebbero togliere dal mercato da 400 mila a un milione di barili al giorno, sul totale dei 2,4 milioni di barili che l’Iran è tornato a produrre. Da qui lo shock è dietro l’angolo e da “eccessivamente basso” il prezzo del petrolio è tornato ad essere considerato come “troppo caro” con effetti negativi sui consumatori occidentali la cui domanda torna ad essere limitata.
Ma gli effetti negativi connessi al possibile rally del petrolio non si fermano qui. Secondo gli analisti – scrive Repubblica – ci potrebbe essere un impatto negativo anche su alcuni mercati emergenti tra cui l’India mentre viceversa a guadagnarci da un aumento delle quotazioni del greggio sarebbero altre economie emergenti come quella dell’Arabia Saudita.
Mentre ieri il petrolio sempre in rialzo a New York con le quotazioni in salita allo 0,21% a 71,43 dollari al barile, oggi il rally continua e il WTI tocca il livello più alto dal novembre 2014. Allo stesso tempo anche il Brent è quotato allo 0,67%, e viaggia attualmente sui 79,77 dollari al barile.